Crisi delle telecomunicazioni: conti in bilico, rischio esuberi per migliaia di persone

di ALESSANDRO LONGO

In dieci anni l’industria delle telecomunicazioni ha perso circa 8,2 miliardi di euro, con una forte distruzione della capacità di generare cassa, secondo stime del Politecnico di Milano. A rischio sono gli investimenti nella nuova rete 5G, necessaria per traghettare l’economia italiana nel futuro. E nel breve periodo si teme una forte ondata di esuberi, fino a 20mila persone, soprattutto nel mondo dei contact center; questione che da febbraio è sul tavolo del ministero dello Sviluppo economico.

Gli esuberi
La stima dei 20mila – potenzialmente a rischio esubero, con gli attuali conti degli operatori – è dell’associazione AssTel, ma la conferma è anche negli allarmi delle ultime settimane, presentati al tavolo Mise aperto con i committenti dei call center (tra cui molti operatori tlc).

Sono 3500 gli addetti al call center catanzarese Abramo per il taglio della commessa Tim a gennaio. Sono paventati 4mila esuberi ai call center di Almaviva, di cui 1700 a Palermo, per il rischio di mancato rinnovo della commessa Wind 3. Questo stesso operatore ha annunciato 1.500 esuberi al proprio interno nei prossimi tre anni; saranno gestiti in modo “non traumatico attraverso insourcing di nuove attività, riprofessionalizzazioni, formazione certificata e uscite volontarie”, segnala Wind 3; ma di per sé l’alto numero è un segnale di conti che non tornano. Exi-Ericsson ha annunciato 150 fuoriuscite a febbraio, destinati ad aumentare con la perdita della commessa Vodafone, che dal canto suo ha presentato l’anno scorso un piano di 1.100 esuberi. Fastweb nei giorni scorsi ha annunciato la delocalizzazione all’estero del call center Covisian di Catania, mettendo a rischio 200 posti di lavoro.

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