Affanno da virus
La confusione è in parte effetto
collaterale messo in conto, in parte panico da tenere sotto controllo.
Il decreto varato sabato dal governo ha recepito lo “scenario due”. Sono
una serie i di livelli di contromisure studiati a tavolino dall’unità
di crisi del ministero della Salute, che corrispondono a diversi gradi
di intensità e diffusione del morbo. L’Italia, dopo la prima direttiva
emanata dal ministro competente Roberto Speranza, è salita di livello.
Uno fra quelli che ha il dossier per le mani non vede all’orizzonte un
ulteriore drastico incremento delle misure. Sono informazioni e dati da
maneggiare con cura, ma il terzo step verrebbe messo in moto solo in
presenza di migliaia di contagi.
Ecco la notizia positiva: la
progressione dei nuovi casi è stata al di sotto delle previsioni. C’è
poi quella negativa, la vera preoccupazione di tutti quelli che hanno
messo la testa sul caso: non si trova il paziente zero. Tutte le
valutazioni sono in corso. Il governatore della Lombardia Attilio
Fontana parla di “due piste” che si stanno seguendo in queste ore, non
si hanno ulteriori dettagli.
Il ragionamento è semplice. Se il
cluster del Lodigiano ha avuto la sua esplosione esclusivamente
all’interno dell’ospedale che ha ricevuto il paziente uno, quel focolaio
si può ritenere, anche se con molta prudenza, in via di contenimento.
Ma se così non fosse, un ulteriore diffondersi del corona virus sarebbe
del tutto imprevedibile. Si oscilla tra gli inviti a non abbassare la
guardia e la necessità di essere prudenti. Fonti del ministero della
Salute affermano che la grande discrepanza tra i casi riscontrati in
Italia e quelli negli altri paesi europei, oltre all’oggettivo insorgere
dei focolai del Nord, ha una spiegazione statistica.
“Qui da noi –
raccontano – al momento abbiamo superato i cinquemila soggetti
sottoposti ai test. In Francia siamo poco oltre i 450”. Bisogna unire
questa informazione al fatto che per oltre l’80% dei casi chi si ammala
presenta sintomi da grande raffreddore, affrontabili anche a casa. Vale a
dire che quattro casi su cinque sanno di avere il corona virus e non un
malanno stagionale proprio grazie ai tamponi specifici. “Non c’è
certezza ovviamente – continuano – ma se in Francia o Germania si
procedesse intorno ai focolai con test a tappeto così come abbiamo fatto
noi i numeri probabilmente salirebbero di molto”.
La caccia al
paziente zero è spasmodica. Individuarlo non vorrebbe dire scongiurare
altre ondate, con altre possibili origini, ma significherebbe fare un
passo fondamentale nella gestione della crisi attuale. Il governo invita
a non farsi prendere dal panico. I casi di decessi riguardano persone
anziane o con patologie pregresse. Viene citato il caso del primo cinese
ammalatosi nel nostro territorio, individuato a Roma. Per giorni in
situazioni critiche in terapia intensiva, oggi gode di buona salute.
Come a dire: anche nei casi più complicati la via d’uscita c’è.
O almeno: c’è se è a disposizione un reparto adeguato a prestare le cure del caso. Per questo una diffusione più ampia è in queste ore un vero e proprio spettro per tutte le autorità impegnate sul caso. In caso di grandi numeri di contagio, anche se i casi più gravi fossero contenuti, comunque basterebbero a mandare in tilt gli ospedali attrezzati. E la situazione rischierebbe di avvitarsi su se stessa. “Nessuna sottovalutazione, ma nemmeno fobie insensate”, dicono dal ministero della Salute. Mentre continuano a cercare senza sosta il paziente zero.
L’HUFFPOST
Pages: 1 2