Coronavirus, Sala chiama Conte: “Riapriamo Milano al più presto”
di PIERO COLAPRICO
MILANO – Al centesimo messaggino, il senso di Beppe Sala per il bon ton istituzionale è andato in conflitto con il senso di Beppe Sala per l’opportunità politica.
E il sindaco di Milano s’è smarcato dall’idea di “serrata totale” di una metropoli che, se si ferma, è in qualche modo perduta nella sua identità. Già martedì, nel rinviare l’importante e redditizio appuntamento del Salone del Mobile a giugno, Sala aveva spiegato la necessità di “sconfiggere il coronavirus, ma anche il virus della sfiducia”. Ieri il suo rilancio è stato a tutto campo: “Mi sono messo a telefono con Roma, ho parlato con il Presidente del Consiglio, l’ho invitato a venire presto a Milano per rendersi conto di persona della nostra situazione”.
In queste telefonate, pur non essendoci alcuna conferma ufficiale, è certo che Giuseppe Conte abbia assicurato il sindaco sul suo desiderio di una seria trasferta in Lombardia, per andare in giro ovunque serva, raccogliere le richieste delle varie categorie sociali e “provvedere”.
“Milano a luci spente non piace nessuno, che sia una città riaperta al più presto”, dice Sala e non c’è solo lui in questa prospettiva di rinascita nel rispetto della sanità pubblica. Si stanno facendo i conti tra realtà e psicosi: il vero problema (in prospettiva) riguarda i posti nelle rianimazioni, dov’è necessario curare chi peggiora, non il tasso di mortalità o la quantità di tamponi positivi. Infatti, “Ci sono finalmente le condizioni per chiedere al Governo un graduale ritorno alla normalità”, dice il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, che oggi alle 18 incontra i presidenti delle Province, i sindaci dei capoluoghi e i prefetti.
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