Coronavirus, Sala chiama Conte: “Riapriamo Milano al più presto”



E per il rieletto presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, l’emergenza sanitaria legata non può trasformarsi, sostiene, in un disastro per la tenuta economica. S’è rivolto, come Sala, a Conte. Nei suoi desideri ci sono aiuti alle imprese in genere e “per tutti gli operatori del pubblico spettacolo, non è immaginabile che l’onere economico del provvedimento del governo ricada solo su di loro”.

C’è un altro Nord, insomma, che guarda oltre gli “agenti virali”. E Sala, primo cittadino della città-locomotiva, ieri “dopo aver lavorato alla riprogrammazione del calendario degli eventi, che qui sono cruciali per molte attività e per il turismo”, non ha chiamato soltanto il presidente del Consiglio, ma altri due membri del governo. Il ministro dell’Economia e delle Finanze Roberto Gualtieri, al quale “ho chiesto – dice – un supporto e gli ho detto che un aiuto a Milano è un buon investimento”. E s’è sentito con il ministro dei Beni e delle Attività culturali Dario Franceschini, habitué di Milano e della Scala, con il quale s’è capito al volo: “Ripartiamo dalla cultura, riapriamo qualcosa, che siano i musei, o altro, ma la cultura è vita”.

Per Sala il tema delle difficoltà economiche non riguarda nell’immediato la finanza e la grande industria, “ma ci sono persone che se non lavorano non arrivano a fine mese ed è a queste che deve pensare il sindaco di una città, se la vuole solida, attiva e internazionale com’è la nostra”. Da quando c’è stata l’emergenza, Sala aveva detto che era opportuno “limitare la socialità” e non aveva mai preso pubblicamente le distanze dalla Sanità regionale e dal presidente della Lombardia Attilio Fontana, che ha in mano il boccino delle strategie insieme con la Protezione civile e il ministero della Salute. E se n’era rimasto silente nello scontro Conte-Fontana. Che dietro le quinte dicesse ai suoi che “così non si può reggere” non era però un segreto. E s’è dato da fare. Il prossimo lunedì, quindi, può segnare la fine del “mondo sospeso”, così inconsueto a Milano.

REP.IT

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