Feste a casa e pane per gli anziani soli, così la zona rossa resiste all’isolamento

M. SER.

MILANO. C’è lo chef che prepara il pane per gli anziani e le famiglie in difficoltà, il volontario che apre «Radiocodogno» per informare la comunità, la maestra di zumba che trasmette le lezioni online per permettere a tutti di seguire il corso da casa, la mamma che inventa la filastrocca per spiegare al figlioletto che cosa gli sta succedendo attorno. E la bimba che esorcizza il virus con un bellissimo disegno: lo vede come un mostro verde e brutto da sconfiggere. «Ma che si può combattere. Perché – rassicura mamma e papà – a me non fa paura». Nei dieci comuni della «zona rossa» ai tempi del virus l’essere «lontani» dal resto del mondo diventa piano piano una ricchezza.

Sono storie di resilienza quotidiana, piccoli gesti di umanità scoperti quasi per caso. Occasioni, direbbe qualcuno. O forse il rovescio della medaglia di questa emergenza virus. Perché ogni dramma nasconde in sé una parte di rinascita, ogni pianto un soffio di nuova vita. Eccola la Codogno che si scopre d’improvviso fragile ma fortissima. La «zona rossa» che non si ferma davanti ai varchi con i militari armati e il volto coperto dalla mascherina. La città del coronavirus che resiste, riparte e (ri)scopre se stessa.

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