Galli: «Il Coronavirus in Italia da settimane. Uno tsunami per il sistema sanitario»
Le misure predisposte dal governo italiano hanno funzionato?
«È stato fatto tutto ciò che era possibile e adesso bisogna continuare con le restrizioni, cercando di evitare il più possibile l’affollamento.
Purtroppo il virus è entrato in Italia prima che si cominciasse a
ostruirgli la strada con la chiusura dei voli dalla Cina. La
penetrazione nel nostro Paese è precedente, circolava già prima della
fine di gennaio anche a giudicare dall’impennata di questi ultimi
giorni. Sono tutti contagi vecchi per la maggior parte. Risalgono agli
inizi di febbraio, qualcuno anche a prima».
Significa che questa malattia si sviluppa lentamente a cominciare dal contagio?
«È esattamente così. Ha più fasi e si esprime nella sua massima gravità
anche a 7-10 giorni dalla comparsa dei primi sintomi. È molto probabile
che dietro tutti i pazienti gravi ce ne siano altrettanti infetti ma
meno gravi. Per usare un termine tipico dell’epidemiologia, questa è
solo la punta dell’iceberg. Anche la migliore organizzazione sanitaria
del mondo, e noi siamo tra queste, rischia di non reggere un tale
impatto».
L’Italia sembra per ora divisa in due. Al Nord l’emergenza, al Centro-Sud un’apparente calma. Come mai?
«Poteva
capitare ovunque e non ci sarebbe stata differenza. Qualcuno, forse una
sola persona, è arrivato a Codogno e ha sparso l’infezione senza che ce
ne accorgessimo. Un fenomeno casuale con l’aggravante che il focolaio è
partito in ospedale. Mi auguro che non accada di nuovo quello che è
successo in Lombardia dove un paziente infetto si è presentato al Pronto
soccorso e non è stato riconosciuto perché i criteri di classificazione
dei sospetti dettati dall’Organizzazione mondiale della sanità erano
già superati. Credo che grazie a questo precedente gli ospedali siano
allertati».
Lei cosa prevede?
«La maggior parte dei malati guariscono ma ce ne sono tanti, troppi, da assistere. Le aree metropolitane finora sono rimaste fuori dalla zona rossa e speriamo restino così».
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