Lo scatto che serve
di Massimo Franco |
L’affondo di Matteo Salvini contro un governo accusato di mettere pochi soldi per contrastare il coronavirus non va sottovalutato. Per quanto strumentale e perfino scontato, l’attacco del capo leghista fa capire quanto la paura e l’incertezza dell’opinione pubblica possano essere manipolate e sfruttate: contro Palazzo Chigi, contro l’Unione europea, e a favore della Lega.
Il leader del Carroccio può evocare 50 miliardi di euro per la ripresa: non deve spiegare se si possono trovare, né dove. Ma questo non significa che l’esecutivo non debba prevedere maggiori stanziamenti, per dimostrarsi all’altezza della sfida. Vuole dire andare oltre l’intenzione di spendere 3,6 miliardi di euro, impiegando rapidamente quei fondi. E mai come in questo passaggio l’esecutivo ha il compito di mostrare il raccordo con la Commissione Ue, ottenendo concessioni e flessibilità; e trovando altri finanziamenti in ogni interstizio del bilancio. Si è detto che la prima misura economica è quella di bloccare il contagio. Ma oggi costituisce anche il primo imperativo della politica. Non si tratta di inseguire Salvini lungo una china scivolosa e miope. Semmai, il dovere del governo è di mostrarsi un interlocutore rassicurante e affidabile sia agli occhi di una popolazione spaventata, sia di quella parte di opposizione dotata di senso di responsabilità: al di là del voto finale, FdI e FI hanno assunto un atteggiamento meno pregiudiziale verso l’esecutivo.
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