Lo scatto che serve



È l’unica maniera per impedire che il coronavirus diventi la «camera dell’eco» della strategia della paura: il riflesso tossico dell’assenza di una proposta alternativa, e dell’incapacità di interpretare una fase che richiede solidarietà. C’è un «tanto peggio tanto meglio» che sembra diventato la tentazione di una Lega contraddittoria: disposta a sedersi al tavolo del governo «senza chiedere niente in cambio»; e al tempo stesso impegnata a provocare un collasso della maggioranza. Oscillante tra la richiesta di un governo di unità nazionale, e il «no» ai provvedimenti per arginare l’epidemia. Né si capisce se l’intimazione all’Ue di aiutare l’Italia miri a garantire quel sostegno, o solo a un «no» funzionale all’ennesima campagna antieuropea. Negli ultimi giorni sembrava che tutti avessero compreso almeno la cinica convenienza a evitare una conflittualità fine a sé stessa. Evidentemente, l’istinto delle spallate a ripetizione sta prevalendo di nuovo. Non è un bene: né per un Paese affamato di chiarezza e concordia, e desideroso di superare questa fase e riprendere una vita normale; né per un governo che risente vistosamente della propria debolezza politica.

Ma questa guerriglia non fa bene nemmeno a chi, nella maggioranza e all’opposizione, si condanna alle recriminazioni e alla propaganda senza riuscire ad alzare la testa sopra un discutibile interesse personale, peraltro tutto da verificare. Non è scontato che dare fondo alle risorse a disposizione del governo disarmi i detrattori. Il problema, però, non è quello. Rispondere con il massimo impegno anche finanziario è indispensabile per evitare che all’opposizione vada non un partito o qualche leader ma il Paese: a cominciare da un Nord colpito più di altre parti dell’Italia, e ferito anche nelle sue certezze.

CORRIERE.IT

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