Coronavirus, Gentiloni: «L’Italia non sarà lasciata sola. E ora pensi al rilancio dell’economia»

di Federico Fubini

Coronavirus, Gentiloni: «L'Italia non sarà lasciata sola. E ora pensi al rilancio dell'economia»

Paolo Gentiloni, 65 anni, è l’uomo verso cui molti si volgono per trovare una strada. Il coronavirus mina la vita delle imprese in Italia ancor più della salute di gran parte dei contagiati. Gentiloni, commissario Ue all’Economia, ex premier, è al centro di qualunque tentativo di dare la risposta europea che un’Italia ricca, spaventata e indebitata fatica a garantire da sola.

Alla Commissione state valutando l’impatto di Covid-19 sull’economia. Cosa ne viene fuori?
«È una situazione che si evolve quasi ogni giorno. Proprio per questa grande fluidità le previsioni di una decina di giorni fa, che consideravano l’impatto del virus come un’ipotesi, vanno considerate ottimistiche. Per esempio non è più molto probabile lo scenario di un andamento a “V”, con una frenata e una rapida ripresa concentrate nel primo trimestre. I rischi per la crescita non sono più ipotesi, si stanno concretizzando».

Nell’area euro o in Italia?
«In generale. Se la crescita cinese quest’anno sarà sotto al 5%, l’impatto sull’economia mondiale sarà notevole. Da questo punto di vista, sono allarmanti i dati più recenti del Pmi (la fiducia dei manager responsabili degli acquisti, ndr). Noi stiamo monitorando l’impatto sui settori più esposti: turismo, trasporti, lusso, auto. Di questi alcuni coinvolgono in modo speciale l’Italia, che è la principale destinazione del turismo cinese in Europa con circa 5,3 milioni di pernottamenti all’anno. E poi il resto: le catene globali del valore, le materie prime. Il problema è che questo concretizzarsi dei rischi si inserisce già in uno scenario pre-esistente di crescita ridotta».

Quel che chiamate «low for long», economia lenta a lungo?
«Sì, particolarmente nelle tre maggiori economie dell’area euro: Germania, Francia e Italia. Ora bisogna seguire gli sviluppi, sapendo che non siamo più in uno scenario abituale».

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