Coronavirus, il governo raddoppia le risorse: 7,5 miliardi per imprese e famiglie. Le misure allo studio
Come ha sottolineato il vice ministro dell’Economia, Stefano Buffagni, le nuove norme estenderanno la cassa integrazione in deroga e gli indennizzi alle attività e ai settori più colpiti (anche oltre la zona rossa con interventi modulati sul territorio in rapporto alla gravità del contagio). Previste anche risorse a sostegno delle esportazioni e fondi aggiuntivi per la sanità e la protezione civile.
Il governo, ha annunciato giovedì di aver raddoppiato le risorse a disposizione per gli interventi e le misure di sostegno all’economia da 3,6 a 7 miliardi di euro, da finanziare in deficit sfruttando la flessibilità dei patti Ue in situazioni di «straordinaria gravità» ed emergenza. Misure che hanno lo scopo di restituire immediato impulso alla crescita del Paese ed evitare le frenata dell’economia: l’agenzia di rating S&P ha già chiarito che il virus, senza interventi, farà precipitare l’Italia in recessione. Vediamo di quali misure e interventi si parla.
La cassa integrazione per le piccole imprese
Per aiutare lavoratori e imprese ci sono diverse misure ancora allo studio. La prima è la cassa integrazione in deroga, cioè possibile anche per le piccole aziende, quelle al di sotto dei sei dipendenti che oggi non accesso a questo strumento. Dovrebbe essere concentrata nei settori più colpiti, come turismo, trasporti e logistica.
Ma come funziona? La cassa integrazione «sostituisce» lo stipendio nelle aziende in difficoltà e viene pagata dallo Stato. Ma può arrivare all’80% della busta paga e in ogni caso non può superare i 1.150 euro al mese. Per questo dovrebbe essere affiancata da un altro strumento di sostegno al reddito, il Fis, il Fondo di integrazione salariale, sempre a carico dello Stato. Con questo Fondo (almeno in teoria e risorse permettendo) si può arrivare a coprire lo stipendio pieno. Per le aziende, invece, la misura allo studio è quella di un indennizzo per chi in queste settimane ha perso almeno il 25% del fatturato rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. L’indennizzo dovrebbe avere la forma del credito d’imposta, cioè dello sconto sulle tasse futura da pagare.
Ecobonus sale al 100%
Altri aiuti alle famiglie potranno arrivare dagli sgravi fiscali, che saranno ampliati nella speranza di rilanciare i consumi. «È fondamentale il potenziamento dell’ecobonus», ha detto nei gironi scorsi il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli. La misura, che finora ha previsto la detrazione al 65%, ha incrementato enormemente gli investimenti nell’edilizia, uno dei nostri pilastri produttivi del Paese (e in crisi da molto tempo).
Secondo il ministro, si potrebbe «rivitalizzare» l’Ecobonus, che prevede interventi migliorativi dal punto di vista energetico per le abitazioni. Come? Semplificando le procedure amministrative, ma anche «portando al 100% la detrazione per l’efficienza energetica e accompagnandola con lo sconto in fattura».
Incentivi auto e rottamazioni
Il piano di rilancio e le misure allo studio prevedono anche altri settori prioritari. A partire dall’automotive. Per il ministro Patuanelli «abbiamo bisogno di una nuova rottamazione per migliorare i livelli di emissioni e per dare un po’ di ossigeno al settore». Poiché in Italia il parco auto è composto per il 62% da veicoli con almeno 10 anni di vita (Euro 4 o inferiori), occorre secondo Patuanelli un nuovo incentivo alla rottamazione. E se da una parte prosegue l’intento di incentivare la diffusione dell’auto elettrica potenziando colonnine di ricarica e infrastrutture, dall’altra il ministro vuole spingere gli italiani a sostituire la vecchia auto con veicoli non necessariamente elettrici, ma Euro 6.
La «terapia d’urto»: il piano infrastrutture
«L’economia italiana ha bisogno di una terapia d’urto. Per una emergenza straordinaria c’è bisogno di una risposta straordinaria. Chiederò alla Ue tutta la flessibilità di bilancio necessaria per sostenere famiglie e imprese. L’Europa dovrà venirci dietro», ha affermato il premier Giuseppe Conte in un videomessaggio alla nazione mercoledì sera, 4 marzo. Conte ha promesso che il governo appronterà un «piano straordinario di opere pubbliche e private. Dobbiamo realizzare le infrastrutture necessarie. Per alcune opere adotteremo il modello del ponte Morandi a Genova». Per Conte «il modello Genova deve diventare il modello Italia. Sapremo superare insieme questa emergenza». «E quando l’emergenza sarà finita – dice Conte – guarderemo indietro con orgoglio, perché ciascuno di noi avrà rinunciato a qualcosa per un gesto di responsabilità verso i più fragili».
Anche Confindustria nei giorni scorsi aveva chiesto all’Europa un intervento straordinario della Ue sul fronte infrastrutture. Il presidente dell’associazione degli industriali, Vincenzo Boccia, aveva parlato di un piano da 3 mila miliardi per sostenere l’economia europea e dotare il continente di una nuova rete infrastrutturale di prima qualità.
Il «modello Genova» e il commissario straordinario per le opere pubbliche
Lo chiamano modello Genova. È l’idea del governo di una legge speciale per velocizzare i tempi di realizzazione delle grandi opere che sono già in corso di realizzazione, cioè con i cantieri aperti, oppure ancora in fase di progettazione. Per ognuna di queste opere verrebbe nominato un commissario straordinario che avrebbe quindi i poteri per accelerare tutte le fasi anche in deroga alle (complesse) procedure ordinarie.
E’ la strada seguita per la ricostruzione del Ponte Morandi, dove a essere nominato commissario straordinario è stato il sindaco di Genova, Marco Bucci. Ma somiglia anche a quel modello «Grandi Eventi» che anni fa faceva capo all’allora capo della Protezione civile Guido Bertolaso.
L’idea del governo è di nominare commissari straordinari gli amministratori delegati di Anas, per i cantieri stradali, e di Rete ferroviaria italiana, per i cantieri delle linee dei treni.
I due commissari potrebbero a loro volta nominare dei sub commissari che avrebbero poi il compito seguire le singole opere.
Imprese (e fiere)
Tutto è ancora in divenire. Come scritto sul Corriere, tra le linee guida che il governo sta mettendo a punto per il secondo decreto economico c’è anche l’ estensione della cassa integrazione in deroga (per ora prevista solo nelle «zone rosse»); l’aumento del fondo di garanzia per l’acceso al credito delle piccole e medie imprese; gli indennizzi alle aziende e ai lavoratori autonomi che abbiano subito danni rilevanti (per esempio un calo del fatturato oltre il 25%), che potrebbero prendere la forma di uno sconto sulle tasse (credito d’imposta). Parte delle risorse saranno inoltre destinate al potenziamento del servizio sanitario (assunzione di medici e infermieri).
Intanto, «le Pmi saranno rimborsate al 100% per le mancate fiere», dice il ministro Luigi Di Maio. Anche questo è uno dei punti del piano straordinario per il rilancio del Made in Italy dopo l’emergenza coronavirus.
Il primo decreto e gli aiuti agli autonomi
Il primo decreto per l’emergenza economica indotta dal coronavirus, che ha visto la luce tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo, ha previsto altre misure per aiutare i lavoratori e le imprese delle «zone rosse», dove l’attività è bloccata per evitare i contagi. Si prevede la sospensione per due mesi delle bollette di acqua, luce, gas e anche dei rifiuti.
Sospese per un anno anche le rate dei mutui agevolati concessi da Invitalia alle imprese della zona colpita, con il corrispondente allungamento della durata dei piani di ammortamento. Stop, fino al 30 aprile, anche per il pagamento dei premi per l’assicurazione Rc Auto da parte degli abitanti degli undici comuni in «zona rossa».
Per i lavoratori autonomi è prevista l’indennità fino a 1.500 euro. La misura vale per collaboratori, autonomi, e professionisti che svolgono la loro attività nelle «zone rosse» di Lombardia e Veneto. Si tratterà di una indennità mensile esentasse «pari a 500 euro per un massimo di tre mesi e parametrata all’effettivo periodo di sospensione dell’attività».
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