Coronavirus, nessuno sfugga: non si vive di soli diritti

Abbiamo regole inadatte a un’emergenza come questa, bisogna consultare centinaia di persone in venti regioni diverse prima di prendere una decisione, le fughe di notizie sono all’ordine del giorno. Se stiamo facendo oggi cose che si potevano fare già ieri, è chiaro che le scelte compiute finora non sono bastate. Le stesse norme adottate sono così eccezionali che non si capisce bene come applicarle: per buona parte della giornata di ieri gli imprenditori si chiedevano se le merci possono viaggiare, i pendolari se possono viaggiare, i lombardi, gli emiliani, i veneti e i piemontesi se tra una provincia e l’altra ci si può spostare.

LE MISURE CONTRO IL CONTAGIO
Il testo ufficiale del decreto: scarica il pdf

Per non diventare grida manzoniane, i decreti hanno bisogno di norme applicative e di controlli. Ma chi se la sente di litigare mentre la casa brucia? Chi può scagliare la prima pietra? Con l’eccezione dei medici e degli infermieri, che stanno combattendo in prima linea, rischiando la salute e sopperendo alle deficienze di un sistema sanitario impoverito negli anni, ognuno di noi ha qualcosa da correggere nei suoi comportamenti prima di puntare l’indice accusatorio. C’è infatti solo una situazione peggiore di quella che stiamo vivendo; ed è l’esplosione di forme di egoismo sociale e di anarchia, e il dissolversi dell’autorità di chi tiene il timone. Ci sarà tutto il tempo per fare i conti di questa crisi: il panorama politico ne uscirà così stravolto che oggi è inutile per tutti attardarsi nei conflitti di prima. Ora il dovere civico di ognuno di noi è solo di dare una mano, di fare la sua parte, di accettare i sacrifici richiesti. Da molto tempo abbiamo imparato a vivere di soli diritti. È giunto il momento — accade nella storia di una nazione — dei doveri.

CORRIERE.IT

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