Coronavirus e guerra del petrolio: le Borse affondano. Tokyo perde il 5%
La guerra del greggio si è acuita nel fine settimana, trascinando già in ribasso i listini del Golfo. Venerdì, il cartello dei Paesi produttori e la Russia sua alleata non sono riusciti a trovare un’intesa per tagliare la produzione a fronte di una domanda in probabile rallentamento a causa del coronavirus. L’Arabia Saudita, come per vendetta nei confronti di Mosca che era negativa sui tagli, ha deciso allora di puntare ad aumentare la sua produzione. La guerra a rubarsi quote di mercato tra Paesi storicamente alleati ha aperto i rubinetti delle vendite. Come già accaduto nel 2014, quando Riad provocò di fatto un crollo di due terzi del valore, pare pomperà molto più
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Coronavirus, Conte: “Le nostre rinunce per il bene di tutti. Seguiamo le regole e l’Italia si rialzerà”
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La corsa dell’oro e dei titoli di Stato sicuri
Al crollo degli asset fin qui visti, fa da contraltare la corsa di quelli che tradizionalmente vengono definiti i “beni rifugio”, categorie di investimenti che gli operatori considerano porti sicuri in tempi difficili. Come i titoli di Stato americani, i cui rendimenti – già spinti in basso dal taglio dei tassi della Fed – crollano e nel caso dei Treasury a 10 anni calano allo 0,5% per la prima volta nella storia, mentre quelli sui Treasury a 30 anni affondano sotto l’1% e anche in questo caso è la prima volta.
Il re dei beni rifugio, l’oro, sfonda agevolmente quota 1.700 dollari l’oncia e si porta così ai massimi dal 2012.
La corsa ai lingotti ai tempi dell’epidemia: così l’oro torna il porto sicuro degli investitori
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Anche lo yen, la moneta giapponese, si iscrive in questa categoria di investimenti “sicuri” e infatti si rivaluta sul dollaro ai massimi dal novembre 2016 negli scambi in Asia fino a raggiungere quota 102,20 sul biglietto verde, da un valore di 108 della scorsa settimana. L’aumento dell’incertezza durante l’emergenza coronavirus vede la divisa nipponica consolidare i guadagni anche sull’euro a un livello di 116,70.
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