Coronavirus e guerra del petrolio mandano le Borse ko, crolla Piazza Affari. Lo spread a 210 punti
di MICHELE BOCCI
Già in Oriente le vendite sono scattate a raffica, durante la notte, mentre i future su Wall Street vedono ribassi molto consistenti.
Il crollo del petrolio e dei mercati azionari
Dopo una minima stabilizzazione, il petrolio ha visto le quotazioni crollare di nuovo sui mercati asiatici: il barile di greggio Wti – la qualità americana – ha scontato un ribasso fino al 33 per cento. Una mazzata che non si vedeva dal 1991, ai tempi della Guerra del Golfo, che l’ha portato a vedere quota 27,3 dollari al barile: minimi dal 2016.
La guerra del greggio tra Arabia e Russia manda a picco i titoli del petrolio
di ETTORE LIVINI
La guerra del greggio si è acuita nel fine settimana, trascinando già in
ribasso i listini del Golfo che oggi hanno nuovamente accusato perdite
tra il 7 e il 9 per cento. La Banca centrale centrale giapponese ha
detto che risponderà “senza esitazione” alle incertezze dei mercati.
intanto il Nikkei 225 di Tokyo ha segnato un ribasso del 5,07%, peggior performance da due anni che l’ha portata ai minimi da 11 mesi. Le Borse cinesi di Shanghai e Shenzhen hanno
segnato ribassi rispettivamente del 3,01 e del 3,79 per cento. Non si
vedeva addirittura dalla crisi del 2008 il tracollo del 7,3% che si è
registrato sulla Borsa australiana di Sydney.
La guerra dietro il calo del barile
Venerdì, il cartello dei Paesi produttori e la Russia sua alleata non sono riusciti a trovare un’intesa per tagliare la produzione a fronte di una domanda in probabile rallentamento a causa del coronavirus. L’Arabia Saudita, come per vendetta nei confronti di Mosca che era negativa sui tagli, ha deciso allora di puntare ad aumentare la sua produzione. La guerra a rubarsi quote di mercato tra Paesi storicamente alleati ha aperto i rubinetti delle vendite. Come già accaduto nel 2014, quando Riad provocò di fatto un crollo di due terzi del valore, pare pomperà molto più
Rep
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di STEFANO CAPPELLINI
La corsa dell’oro e dei titoli di Stato sicuri
Al crollo degli asset fin qui visti, fa da contraltare la corsa di quelli che tradizionalmente vengono definiti i “beni rifugio”, categorie di investimenti che gli operatori considerano porti sicuri in tempi difficili. Come i titoli di Stato americani, i cui rendimenti – già spinti in basso dal taglio dei tassi della Fed – crollano e nel caso dei Treasury a 10 anni calano allo 0,5% per la prima volta nella storia, mentre quelli sui Treasury a 30 anni affondano sotto l’1% e anche in questo caso è la prima volta.
Il re dei beni rifugio, l’oro, sfida nella notte quota 1.700 dollari l’oncia e si porta così ai massimi dal 2012.
La corsa ai lingotti ai tempi dell’epidemia: così l’oro torna il porto sicuro degli investitori
di RAFFAELE RICCIARDI Apertura in deciso rialzo per l’euro. La moneta unica viene scambiata a 1,1405 dollari (+1,08%). Anche lo yen, la moneta giapponese, si iscrive alla categoria di investimenti “sicuri” e infatti si rivaluta sul dollaro ai massimi dal novembre 2016 negli scambi in Asia fino a raggiungere quota 102,20 sul biglietto verde, da un valore di 108 della scorsa settimana. L’aumento dell’incertezza durante l’emergenza coronavirus vede la divisa nipponica consolidare i guadagni anche sull’euro a un livello di 116,70.
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