“Niente teste di cazzo”
C’è un momento in cui va detto forte: «Niente teste di cazzo». Non si offendano i lettori a leggere queste parole sul loro giornale.
«Niente teste di cazzo» è il titolo di uno dei libri che va per la maggiore nel mondo, in Italia è da poco uscito edito da Mondadori. Il suo autore, James Kerr, è un guru motivazionale che ha contribuito a risolvere i problemi di grandi team di Formula Uno, di squadre di Premier League, di aziende come Google, Unilever, Boeing. Il titolo è copiato dal motto degli All Blacks, la più forte squadra di rugby di tutti i tempi.
La tesi del libro è semplice. Per risolvere un problema tutti gli attori devono muoversi all’unisono. Ci vuole «una attenzione maniacale all’eccellenza, un impegno collettivo per la causa comune», fiducia, iniziativa e una comunicazione chiara. Tutto inutile però se nel gruppo c’è anche una sola «testa di cazzo», per dirla come gli All Blacks.
La tesi calza a pennello nella lotta al Coronavirus. L’eccellenza dei nostri medici, l’impegno di tanti bravi amministratori e la fiducia di molti italiani è tutti i giorni vanificata da un numero eccessivo di «teste di cazzo».
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