Borse ancora in picchiata dopo la chiusura di Trump. Spread sopra 200, atteso il paracadute Bce contro la crisi
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Trump blocca per 30 giorni i viaggi dall’Europa: sintesi e analisi del discorso alla nazione
dal nostro inviato FEDERICO RAMPINI
L’indicazione sull’umore nero degli investitori è già arrivata
dall’Asia, in mattinata. Le Borse cinesi hanno chiuso la seduta con
pesanti perdite: l’indice Composite di Shanghai ha perso l’1,52%, a 2.923,49 punti, quello di Shenzhen il 2,20%, a quota 1.818,56. Non è andata meglio altrove, nell’area pacifica: Tokyo ha perso il 4,4%, Sydney il 7,4% (peggior performance dalla crisi del 2008), Seul il 3,9% (minimi da quattro anni e mezzo) nonostante i nuovi casi di Covid-19 siano ai minimi da due settimane.
Lo spread tra Btp e Bund tedeschi si muove in rialzo
sopra 200 punti alla riapertura: segna quota 205. Il decennale italiano
rende l’1,27% all’indomani delle misure ulteriori adottate dal governo Conte:
da una parte, lo stanziamento da 25 miliardi per far fronte
all’emergenza; dall’altra l’estensione delle restrizioni sul territorio
nazionale con la chiusura di tutte le attività commerciali al di fuori
di quelle essenziali.
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Cassa integrazione allargata, ma le partite Iva rimangono senza protezione
di valentina conte L’euro apre stabile sui 1,13 dollari, a 1,1298. La moneta unica perde invece terreno su quella nipponica a 117,31. Dollaro/yen giu’ a 103,85. Le valute rifugio come lo yen e il franco svizzero si rafforzano. Dal fronte macro arrivano indicazioni che iniziano a scontare l’emergenza sanitaria: in febbraio le vendite di auto in Cina sono precipitate del 79 per cento, mentre la fiducia delle imprese manifatturiere giapponesi si è portata ai minimi da nove anni.
Tra le materie prime, continua a calare il petrolio stretto tra la crisi globale e la guerra tra Arabia Saudita e Russia ad aumentare le quote di mercato, con l’effetto di deprimere le quotazioni. Sul mercato after hour di New York il greggio Wti cede il 5,67%, a 31,11 dollari al barile, mentre il Brent perde il 5,62%, a 33,78 dollari. A differenza di quanto visto in altre sedute, l’oro non si rafforza con il suo status di bene-rifugio ma si stabilizza poco sotto 1.640 dollari l’oncia.
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