È il momento di varare buoni per la salute pubblica
Anche in Germania, benché il coronavirus si trovi ad uno stadio meno avanzato, lo shock sta portando a mettere in discussione alcuni luoghi comuni. L’altro ieri la cancelliera Merkel, parlando del suo Paese, ha dichiarato: «Si tratta di una circostanza eccezionale. Faremo quel che occorrerà per uscire da questa situazione. Poi, vedremo che cosa questo avrà significato per il nostro disavanzo. Mettere fine alla propagazione dell’epidemia è la priorità, al di sopra del rispetto delle regole di bilancio». «Per quanto riguarda la Ue, ha detto :«Penso che il patto di stabilità disponga, per le circostanze eccezionali, di una flessibilità sufficiente e questo significa che a un Paese come l’Italia non diremo certo che non può investire nel proprio sistema sanitario a causa di una regola sul debito».
Proviamo a incastrare i pezzi di questo puzzle :
1) Gli italiani vivono un momento di grandissima preoccupazione, dalla quale tuttavia sembrano scaturire tre virtù civiche, che non sempre abbondano in noi :
a) la lucidità : lo Stato può servire, eccome ; i soldi delle nostre tasse a qualcosa servono ;
b) il senso di appartenenza : noi italiani, dopo tutto, siamo capaci di batterci per obiettivi comuni, quando vediamo che sono davvero comuni ;
c) la solidarietà pubblica : tantissimi italiani dedicano tempo, fatica e denaro ad una miriade di iniziative esemplari di solidarietà volontaria, nel Paese o verso l’estero ; ma diffidano della solidarietà (tra aree geografiche, tra abbienti e bisognosi, tra generazioni) che viene esercitata dalle politiche pubbliche. Ebbene, vedendo all’opera in questi giorni il sistema sanitario nazionale e il suo valoroso personale, probabilmente rivalutiamo la grande solidarietà che passa per lo Stato, alimentata dal sistema fiscale e realizzata dalle politiche sociali.
2) Gli altri europei, guardando all’Italia di oggi e vedendo in essa il domani dei loro Paesi, sembrano pronti non certo a gettare alle ortiche i principi di una sana politica di bilancio (come tanti italiani farebbero senza alcuna preoccupazione se non ci fossero le regole europee e le pressioni dei mercati, e come tanti governi italiani hanno fatto per decenni, prima di quelle regole e pressioni), ma a capire che la salute pubblica ha una priorità superiore. Perfino la Merkel, con un buon senso che andrebbe colto al volo — prima che piòmbino su di noi i falchi «anseatici», che gli ornitologi più aggiornati definiscono «predatori del nord Europa, affamati di disavanzi meridionali» — ha indicato all’Italia la via maestra di «investire nel proprio sistema sanitario», via che non sarà intralciata da «una regola sul debito».
Il governo e la comunità scientifica della Medicina e delle Scienze della Vita, così ricca di talenti in Italia e all’estero, dovrebbero elaborare, a partire dalle eccellenti iniziative già operative o prossime ad esserlo, un Progetto per la Salute Integrata, rivolto sia al potenziamento nel breve termine delle strutture sanitarie delle quali l’attuale pandemia ha mostrato i limiti, sia allo sviluppo di lungo periodo del capitale fisico-tecnologico, ma soprattutto umano, per mettere l’Italia in posizione di sicurezza e di preminenza in Europa e nel mondo.
Il presidente Conte e il ministro Gualtieri, che a mio parere, con il ministro Speranza, stanno governando questa crisi con fermezza e senso dello Stato, potrebbero considerare per tale progetto, avvalendosi della competenza della Banca d’Italia e del Tesoro, forme di finanziamento che non si traducano semplicemente in oneri aggiuntivi per le future generazioni, ma facciano appello al rinnovato spirito civico e al ritrovato senso di appartenenza che oggi gli italiani dimostrano, che facciano leva sulla loro attenzione enormemente accresciuta per la salute pubblica e sulle aperture che vengono dall’Europa.
Si potrebbe pensare all’emissione di un prestito alla Repubblica italiana denominato «Investi nella Salute dell’Italia» o «Buoni per la Salute Pubblica» o «Health of Italy Bonds» per il mercato internazionale. Dovrebbe essere un’emissione per un importo molto rilevante, a lungo termine o irredimibile, ma negoziabile nel mercato secondario ; a tasso di interesse fisso e molto basso (oggi anche un tasso zero potrebbe essere interessante, se l’inondazione di liquidità che verrà creata per contrastare gli effetti recessivi della pandemia farà scendere ulteriormente i tassi di interesse in territorio negativo), alle condizioni fiscali più favorevoli, compresa l’esenzione da qualsiasi futura imposizione. Gli investitori meno miopi vedrebbero in questa clausola, forse con realismo, l’indicazione che se emissioni come questa incontreranno il favore del mercato, le probabilità di dover ricorrere in futuro ad un’imposta patrimoniale si ridurrebbero, mentre di per sé una grave crisi economico-finanziaria conseguente alla pandemia non potrebbe che farle aumentare.
In questo modo, gli italiani di oggi che possono permetterselo aiuterebbero l’Italia a dotarsi di strutture sanitarie di alto livello in tutto il Paese, ponendo solo in parte l’onere di ciò a carico degli italiani di domani.
Mi sono limitato a schizzare un’idea: come la collettività, attraverso lo Stato, possa trarre vantaggio per se stessa, in forma di finanziamento ampio e conveniente della presente e futura salute pubblica, dai particolari stati d’animo che in questi giorni sembrano instaurarsi in Italia e in Europa. E che potrebbero non durare molto a lungo.
CORRIERE.IT
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