Tempesta perfetta

Il crollo della borsa, che registra la peggiore settimana finanziaria dai tempi della crisi del 2008, il picco di contagiati e morti che raggiungono “quota mille”, soglia ad alto impatto psicologico, la rivolta dei lavoratori nelle fabbriche, dopo quella delle carceri, non ancora terminata. Sono tutti gli elementi di una crisi sul punto di diventare una “tempesta perfetta”.

Siamo in uno scenario ad alto rischio per le democrazie europee, chiamate a reagire in fretta, di fronte a una pressione sui propri sistemi sanitari, economici e produttivi, in cui l’Italia è oggettivamente il vascello più esposto. Solo Milano perde, negli ultimi tre giorni, il 20 per cento, 14.000 mila punti, ovvero il triplo rispetto a Wall Street, non solo per l’improvvida dichiarazione della Lagarde sugli spread che, di fatto smentisce la “dottrina Draghi”, proprio nel momento in cui di quella dottrina ci sarebbe più bisogno. Perde perché, con ogni evidenza, l’Italia è l’epicentro della crisi, trascinata dalla crescita dei contagi che la rende finora un unicum al mondo, per ragioni, ad oggi, ancora del tutto ignote.

Al netto di ogni retorica sulla necessità di misure che “ci allontanano un poco per poi riabbracciarci più forte”, la verità, parola che ancora non compare nel discorso pubblico, è che saranno “lacrime e sangue”, per dirla con Churchill, evocato a sproposito e con un inopportuno autocompiacimento. Gli scioperi spontanei dei metalmeccanici, preoccupati dall’eventualità del contagio, ma anche le proteste di commessi dei supermercati, farmacisti, insomma del mondo del lavoro è un primo, pericoloso segnale di una rottura del tessuto sociale del paese, proprio nel momento in cui andrebbe evitata una sua lacerazione.

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