Un appello ai medici. Siete i nostri eroi ma attenti ai WhatsApp

di MICHELE BRAMBILLA

I medici, gli infermieri e in genere tutti coloro che lavorano negli ospedali sono i nostri eroi di questi giorni. Eroi e forse anche santi. Sicuramente martiri, nel senso che la sanità italiana è stata martoriata, negli ultimi decenni, da una serie infinita di tagli. Tagli di uomini e tagli di mezzi. Negli anni Ottanta, come abbiamo documentato in questi giorni, c’era il triplo dei posti in rianimazione di oggi. Chi sta affrontando in questi giorni l’emergenza Coronavirus in ospedale sta quindi lavorando in straordinarie condizioni di stress.
Proprio per la grande stima e riconoscenza che abbiamo nei confronti degli ospedalieri ci permettiamo quindi – con la massima umilità – di rivolgere loro un appello: state attenti a chi, fra voi, sta inviando via WhatsApp o su Facebook testimonianze e informazioni diffuse sicuramente in buona fede, ma spesso fuorvianti e molto, molto pericolose.

Ho letto un messaggio di un oncologo milanese che dice che nessuna famiglia sarà risparmiata; c’è il filmato di un infettivologo di un notissimo ospedale che parla di una mortalità dell’1 per cento fra i ventenni, e un’infermiera di un ospedale emiliano che racconta di tanti giovani che muoiono. Le parole “tragedia“ e “guerra“ sono ripetute frequentemente come testimonianza. Un medico di uno dei più importanti ospedali citati in questi giorni ha detto che la zona rossa di Codogno era “un fake“, fatta per testare un tipo di intervento quando già si sapeva (si sapeva chi? Il governo?) che tutto il Paese era infetto.

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