Coronavirus, Mantovani: «L’immunità di gregge è da irresponsabili: l’Italia deve essere fiera delle sue scelte coraggiose»
Si profilano tre scenari: l’Italia
blindata, la Gran Bretagna immobile,la Germania una via di mezzo. Come
mai scelte così diverse?
«Ho l’impressione che in generale
nessuno in Europa abbia imparato la lezione della Lombardia, che è una
delle aree più ricche d’Europa, con uno dei sistemi sanitari più
all’avanguardia. Gli altri Paesi stanno sottovalutando la portata di
questa epidemia, come era già successo con la Cina. Farlo due volte mi
sembra grave».
La Gran Bretagna sarà davvero impreparata?
«Se
a Londra la metropolitana è piena, per quanto ho potuto sapere le
strutture sanitarie e le università si stanno preparando all’arrivo
dell’epidemia. La Gran Bretagna ha scelto una strategia di contenimento a
fasi perché valuta di non poter sostenere misure draconiane nel lungo
periodo».
L’Italia prima o poi sarà «liberata», ma la popolazione a quel punto non sarà immune. Rischiamo di ripartire da capo?
«Noi
adesso dobbiamo risolvere il problema in casa. Queste domande ce le
dobbiamo porre dopo. Se non fermiamo il più possibile la circolazione
del virus al Nord e non lo blocchiamo sul nascere nelle regioni del
Centro-Sud, più fragili, rischiamo di andare incontro a una situazione
catastrofica».
Come si costruisce l’immunità?
«L’immunità
di comunità si costruisce in due modi: con il vaccino o in qualche
misura in modo spontaneo, come succede con l’influenza (per la quale
esiste comunque un vaccino fatto da circa il 40% degli italiani). Non è
una protezione totale perché i virus possono cambiare a ogni stagione e
vorremmo un vaccino più efficace, ad ogni modo buona parte della
popolazione è protetta in una certa misura e questo serve ad attutirne
l’impatto. Ma non siamo nella stessa situazione con Sars-Cov 2 perché è
un nemico ignoto, ben più aggressivo di un’influenza: non sappiamo quasi
nulla di lui».
Ma come arriverà l’immunità al coronavirus?
«Alla
fine l’immunità ce la darà il vaccino, ma noi dobbiamo guadagnare tempo
per poterci arrivare. Anche l’Italia sta dando il suo contributo.
Ricordiamoci che a Pomezia è nato il vaccino contro Ebola e il nostro
Rino Rappuoli ha inventato il modo di creare il vaccino partendo dal
genoma, senza dover tenere “l’orrenda cosa” in mano».
L’Italia sta facendo bene?
«Io
sono profondamente convinto che dobbiamo essere fieri di aver scelto
queste misure restrittive. Abbiamo avuto il coraggio, in un sistema
democratico, di prendere misure draconiane. Nella storia non ci sono
precedenti di Paesi che si autodefiniscono zona rossa per proteggere le
parti più deboli e costruire una prima trincea per gli altri Stati.
Siamo un Paese all’avanguardia e dobbiamo esserne orgogliosi».
Alberto Mantovani, 71 anni, è un immunologo di fama internazionale. È il direttore scientifico dell’Humanitas di Rozzano, docente all’Humanitas University
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