Bce: per proteggere economia e famiglie, pronti 3mila miliardi
Dopo la conferenza stampa di giovedì
della presidente della Bce che ha provocato forti crolli in Borsa, si
sono levate voci critiche, anche autorevoli, è sceso in campo persino il
Quirinale. Ma la Bce è pronta ad aiutare l’Italia?
«Con le
decisioni di questa settimana abbiamo dimostrato di essere in grado e
pronti a fare la nostra parte. Al di là di singoli episodi che possono
verificarsi in momenti concitati, di grande lavoro e di forte tensione,
la Bce e le banche centrali nazionali hanno deciso di intervenire con
forza e di applicare tutta la flessibilità necessaria in questo momento,
e sono decise a prendere ulteriori misure se necessario. Oggi servono
soprattutto i fatti, e noi faremo tutto ciò che dobbiamo, coerentemente
con il nostro mandato».
Concretamente, cosa può fare la Bce per le famiglie e imprese italiane?
«Una
premessa. Le conseguenze economiche della pandemia vanno affrontate
innanzitutto dai governi. Sono i governi che possono avviare con
rapidità e decisione misure a sostegno del sistema sanitario,
dell’occupazione, dei redditi delle famiglie. Sono loro che possono
intervenire selettivamente in favore delle imprese, fornendo garanzie
pubbliche in grado di canalizzare il credito e la liquidità verso le
aziende colpite dalla crisi. E’ quindi positivo che i governi europei,
seguendo l’esempio di quello italiano, stiano intervenendo».
Già ma voi della Bce?
«Queste
azioni rafforzeranno gli effetti delle misure della Bce. La politica
monetaria sta sostenendo le famiglie e le imprese mantenendo i tassi
d’interesse eccezionalmente bassi, addirittura negativi, e mettendo le
banche in condizione di continuare a finanziare l’economia. Le misure
che abbiamo appena adottato spingeranno a non tagliare il credito
all’economia reale, se possibile ad aumentarlo. Le banche possono ora
ottenere prestiti dalla Bce per 3.000 miliardi di euro alle condizioni
più favorevoli mai registrate. Ci aspettiamo che queste misure aiutino i
settori più colpiti dalla crisi, in particolare le piccole e medie
imprese (Pmi), che svolgono un ruolo chiave nel sistema produttivo
italiano. Infine, non bisogna dimenticare che la vigilanza bancaria
della Bce, a cui contribuiscono le autorità nazionali, in questi giorni è
intervenuta per evitare che la crisi impedisca alle banche di sostenere
l’economia. Le opportunità offerte da tale azione andranno ora
utilizzate dalle banche in favore di famiglie e imprese, e non per
aumentare le retribuzioni o i dividendi».
Ci
faccia capire cosa avete deciso giovedì scorso, perché inizialmente i
mercati non avevano proprio compreso, Piazza Affari ha perso il 17% … «Giovedì
scorso abbiamo ridotto il costo dei finanziamenti alle banche, a patto
che queste – a loro volta – trasferiscano a famiglie e imprese i fondi
così ottenuti; di fatto, abbiamo ridotto ulteriormente il costo del
credito all’economia. Abbiamo deciso misure volte ad allentare i criteri
di idoneità applicabili alle attività che le banche utilizzano come
garanzie nelle nostre operazioni di rifinanziamento. Non abbiamo, per
ora, abbassato il tasso sulla cosiddetta deposit facility (il
tasso di politica monetaria oggi rilevante, inferiore allo zero);
ulteriori riduzioni sono però possibili qualora le prospettive
dell’economia dovessero richiederlo.
E sui titoli di Stato?
«Abbiamo
ampliato, di 120 miliardi, il programma di acquisto di titoli, che
consente di far fronte a tensioni sui mercati del titoli pubblici. Nel
2020 effettueremo acquisti complessivi per 360 miliardi di euro. Se
necessario, possiamo ampliare ulteriormente il programma. La turbolenza
che ha colpito il mercato dei titoli pubblici italiani nei giorni scorsi
rappresenta un evento indesiderato, che dovrà essere riassorbito. Forti
aumenti ingiustificati degli spread, spinti dalla grave emergenza
sanitaria – in grado di segmentare il mercato dei titoli dell’area
dell’euro e di ostacolare la trasmissione della politica monetaria –
saranno contrastati con forza. Il pacchetto approvato questa settimana
consente di effettuare gli interventi in modo flessibile sia nel ritmo
sia nella composizione dei nostri acquisti di titoli: significa che
potremo concentrarli su titoli e paesi colpiti da tensioni».
In una fase in cui i mercati sono molto sensibili, vedere che si apre alla possibilità di comprare obbligazioni societarie ha fatto pensare a una Bce meno attenta all’acquisto di titoli sovrani
«È
una percezione errata. Il programma di acquisto di titoli era stato
riavviato dal Consiglio direttivo in settembre, quando il presidente era
Mario Draghi, ed è stato ampliato nei giorni scorsi, sotto la
presidenza di Christine Lagarde. Si tratta di uno strumento necessario
per conferire efficacia alla politica monetaria in presenza di spazi
meno ampi nell’utilizzo dello strumento tradizionale del tasso
d’interesse. Gli acquisti riguardano titoli sia privati sia pubblici, al
fine di agevolare il raggiungimento dell’obiettivo della stabilità’ dei
prezzi. Di fatto però gli interventi riguardano soprattutto i titoli
pubblici, che rappresentano oltre l’80 per cento degli acquisti sin qui
effettuati».
C’è e ci sarà sempre
più un problema di carenza di liquidità nell’economia. Le stesse
vendite sui mercati finanziari sono volte a cedere titoli per reperire
liquidità .
«Mi faccia essere noioso: abbiamo tutti gli
strumenti necessari, li stiamo utilizzando con forza e possiamo farlo
ancora di più. Attualmente le nostre operazioni di politica monetaria
garantiscono alle banche liquidità illimitata. Tensioni di liquidità
potrebbero emergere tra gli intermediari non bancari. Se necessario per
la conduzione della politica monetaria o per preservare la stabilità del
sistema finanziario, il consiglio direttivo potrebbe valutare se e come
ampliare il novero degli intermediari cui fornire liquidità e le regole
per la partecipazione alle nostre operazioni di rifinanziamento».
Christine Lagarde ha avvisato i leader europei che senza misure rischiamo uno shock come quello del 2008. È così?
«Lo
choc globale che abbiamo di fronte, se gestito senza la necessaria
attenzione, può essere addirittura peggiore di quello del 2008. Nelle
due settimane che hanno preceduto la riunione del Consiglio Direttivo
della Bce , i mercati sono caduti più velocemente di quanto successe al
tempo del fallimento di Lehman Brothers. Lo choc è oggi più complesso e
potenzialmente di maggiore portata. Il rischio di una rapida diffusione
del virus ci sta portando a modificare la vita di tutti giorni molto più
di quanto avvenne dieci anni fa. Basta guardarsi attorno tra scuole e
negozi chiusi».
Dovremo rivedere le nostre stime di crescita. Dobbiamo prepararci a una recessione?
«L’effetto
della crisi dipenderà dalle politiche che attueremo, e potrà
comprimere la crescita di qualche punto percentuale, per l’Italia e gli
altri paesi europei. Per questo è utile che si attuino politiche di
risposta. Prima è pronto un piano di rilancio dell’economia, meglio
sarà. Mi auguro anche le tensioni geopolitiche degli ultimi mesi si
affievoliscano, così da rafforzare la fiducia. Non possiamo permetterci
altri choc, come guerre valutarie o commerciali».
Anche
le altre banche centrali si sono mosse ma non è bastato a rassicurare i
mercati. Un segno che la politica monetaria ha perso di efficacia o la
conferma che le banche centrali possono molto ma non tutto.
«Alcuni
possono avere la percezione che le banche centrali siano pressoché
onnipotenti. Si tratta di una visione errata, che può distorcere il
dibattito pubblico, dando alle stesse banche centrali responsabilità e
compiti al di fuori della loro portata. Un banchiere centrale deve
conoscere bene i suoi strumenti, ma anche i loro limiti. La politica
monetaria è uno strumento molto potente per influenzare i mercati
finanziari, il processo di creazione del credito all’economia, le scelte
di consumo e di investimento, la creazione di posti di lavoro,
l’inflazione. Ma non può influire sul sistema sanitario, non potrà
indurre i cittadini a tornare nei ristoranti o nei teatri».
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Motivi per essere pessimisti ce ne sono a iosa. Ce ne dia qualcuno, da italiani, per essere ottimisti.
«Gliene do molti. Dal punto di vista economico abbiamo un settore privato forte, con un basso indebitamento delle famiglie, una manifattura competitiva a livello internazionale, un saldo positivo della bilancia dei pagamenti, una posizione patrimoniale estera in pareggio. Dobbiamo evitare che la crisi ci indebolisca. Abbiamo, non senza fatica, migliorato la situazione delle banche. Ma è soprattutto un motivo di orgoglio e di ottimismo la grande coesione e determinazione nella risposta all’emergenza del virus dimostrata dal nostro Paese in una situazione molto difficile. Penso a chi lavora negli ospedali, alle istituzioni. Ma soprattutto ai cittadini italiani, che stanno affrontando con serenità pesanti disagi in nome della tutela del bene pubblico».
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