«Scuole chiuse, non è esclusa la proroga: lo stop ha funzionato»
Ridurre l’impatto clinico-sanitario della pandemia. Se si fosse diffusa in modo più elevato dove la situazione è più difficile in termini di offerta di terapie intensive ai malati, non so come sarebbe finita. I dubbi che abbiamo avuto riguardavano i tempi ma non l’effetto. È innegabile che sia servito eccome nel rallentare la trasmissione del virus. Sapremo solo dopo in quale misura, 20-30%?».
Quindi siete orientati a prolungare lo stop?
«L’ipotesi
di prolungare potrebbe porsi anche perché i dati delle ex zone rosse di
Lodi e Codogno dicono che la riduzione di casi è stata netta. Quindi
essere stringenti ci permette di contenere l’ondata e risparmiare vite e
risorse. Più la pandemia rallenta, meno si gestisce in affanno col
rischio di sprecare denaro».
I pazienti gravi con Covid corrono il pericolo di essere abbandonati?
«Mi rifiuto di pensare che i medici abbandonino i malati. È un dovere deontologico assistere tutti».
Che cosa dice il pediatra Locatelli agli adulti?
«I
bambini sono fortunatamente protetti dal rischio di sviluppare quadri
gravi. Nessun paziente sotto i 30 anni è stato vittima di eventi fatali.
Voglio rassicurare i genitori. Però anche i piccoli possono essere
fonte di contagio per la famiglia e i nonni. È stato questo il razionale
della chiusura delle aule. Quindi bisogna abolire gli eventi ludici
dove si ricreano condizioni cui abbiamo voluto sottrarre i bimbi
tenendoli a casa».
Cosa consiglia per non privarli di gioco?
«Non
devono incontrare amichetti, la passeggiatina sì, limitata e sempre nel
rispetto del distanziamento sociale, non baciateli. Fare molta
attenzione a segnali di possibili infezioni come tosse, febbre alta o
banali raffreddori».
Capitolo farmaci. Comincia a delinearsi un protocollo terapeutico più nutrito?
«Ora il problema è uniformare i protocolli negli ospedali ed evitare la diversità nelle cure. L’agenzia del farmaco Aifa sta lavorando proprio per dare le linee. È necessario che tutte le evidenze di efficacia siano riunite in un ambito ufficiale per non creare false aspettative. No agli annunci, è tempo di responsabilità della comunità scientifica».
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