British coglions

Io chiamerei questa ricetta «British coglions», che l’inglese maccheronico a volte rende l’idea meglio di quello accademico e non c’è bisogno di traduzione. Se poi a questo aggiungiamo il fatto che Donald Trump, dopo averci scherzato sopra per settimane, solo nelle ultime ore a epidemia diffusa nel suo Paese è stato punto dal dubbio che in Italia non siamo pazzi e che il virus sia una cosa maledettamente seria, ecco che finalmente capisco in che senso «gli americani sono figli illegittimi degli inglesi»: tale padre, tali figli.

Uscendo dal piano familiare ed entrando in quello politico, l’accoppiata Johnson-Trump sul Coronavirus dimostra anche che essere nazionalisti, populisti e antieuropeisti non è garanzia di maggiore intelligenza. Gli stolti pensiamo a madame Lagarde sull’altro fronte abbondano nei due schieramenti in modo equanime.

Come ci spiega bene oggi Nicola Porro dal suo isolamento (è positivo, ma sta meglio di me), non è che qui le cose funzionino a meraviglia. Ma un conto è una ricetta giusta in mano a persone sbagliate, altro è se le ricette sono farlocche tipo quella di Boris. Se in Italia comincia (incrociamo le dita) a calare il numero dei morti e a crescere quello dei guariti, significa certo che abbiamo medici straordinari, ma anche che abbiamo imboccato la strada giusta nel modello di gestione dell’emergenza. Che, credetemi, è ancora una volta il modello Lombardia. Regione impegnata su due fronti di lotta: quello medico con il virus e quello politico con il governo centrale, lento e indeciso come sempre.

IL GIORNALE

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