Coronavirus, la Bce mette in campo 750 miliardi: ecco perché può davvero salvare l’Italia
di Francesco Giavazzi19 mar 2020
Ieri i mercati sono stati scioccati da un improvviso aumento dello spread BTP-Bund, come se quello che sta succedendo alle borse di tutto il mondo, per non pensare al contagio, non bastasse a tenerci svegli. Lo spread italiano era passato da 200, il livello intorno al quale si era aggirato dall’autunno dello scorso anno, a 270 giovedì 12 marzo, dopo la conferenza stampa di Christine Lagarde quando la presidente della BCE aveva detto: «Non è il compito della BCE stabilizzare gli spread». Poi ieri è balzato ulteriormente da 270 a 330. A quel punto i mercati hanno cominciato a dubitare della solvibilità dell’Italia. La domanda che si ponevano è: a questo livello di tassi di interesse (uno spread di 300bp significa che il rendimento dei BTP è vicino al 3 per cento) e tenendo conto dell’aumento del deficit di bilancio che sarà necessario per affrontare l’emergenza Covid-19, il debito italiano è sostenibile?
Questa è la stessa domanda che gli investitori si erano posti nell’autunno del 2011, quando gli spread italiani balzarono prima a 300 e poi a 500, facendo precipitare una crisi dell’area dell’euro che si è conclusa solo con «Whatever it Takes» di Mario Draghi. Il debito italiano è sostenibile? Prima dell’inizio della crisi provocata dal Covid-19, il debito italiano era pari al 130 per cento del PIL circa. Eppure, il rendimento dei titoli di Stato italiani a 10 anni era inferiore all’1%. Così, come spesso accade, i mercati evidentemente non si preoccupavano né del rischio di credito né del rischio di ridenominazione (cioè di una rottura dell’euro e di un ritorno alla Lira).
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