Coronavirus, la Bce mette in campo 750 miliardi: ecco perché può davvero salvare l’Italia

Come ha scritto ieri l’ex capo-economista del FMI, Olivier Blanchard visti i tassi di crescita attesi, e nell’ipotesi che l’Italia potesse continuare ad indebitarsi a quei bassi tassi, fino alla scorsa settimana, prima dell’intervento di Christine Lagarde, tutto quello che il governo italiano doveva fare per stabilizzare il rapporto debito/PIL era produrre un deficit primario (cioè un deficit di bilancio al netto degli interessi) non superiore al 2 per cento del PIL. La maggior parte degli osservatori ritiene che ciò sia economicamente e politicamente fattibile. Cosa è cambiato questa settimana?

IL RETROSCENA

Coronavirus, così Francoforte aiuta l’Italia e ora decide senza unanimità

di Federico Fubini

Supponiamo che le misure adottate dal governo italiano lunedì scorso per affrontare l’emergenza Covid-19, e la recessione che l’epidemia causerà, comportino un aumento del 20 per cento del rapporto debito/PIL (probabilmente una stima per eccess). Per stabilizzare il rapporto debito/PIL a quel livello, più elevato, sarebbe necessario un aumento del saldo primario dello 0,2 per cento del PIL. È difficile credere che ciò sia impossibile. E se gli investitori non fossero d’accordo con l’analisi di cui sopra e chiedessero tassi più alti sui titoli italiani (come hanno fatto negli ultimi giorni)? L‘Italia cadrebbe in un “cattivo equilibrio” cioè una situazione in cui le loro aspettative si auto-realizzano. E il debito italiano diverrebbe insostenibile. Ma questo può essere evitato. Come sostiene ancora Olivier Blanchard, in un thread di Twitter, la BCE doveva intervenire. È ciò che ha fatto ieri sera, dopo che un grande fondo statunitense era andato gambe all’aria rischiando di travolgere Wall Street. Lo ha fatto, come si legge nel comunicato emesso a mezzanotte, aumentando di 750 miliardi di euro il volume dei suoi acquisti nei prossimi nove mesi ed eliminando — e questa è la decisione più importante – il vincolo che gli acquisti siano proporzionali alle quote di capitale nella banca (l’Italia ha il 13%). Questo non significa che d’ora in poi i mercati saliranno ma potrebbe significare che i giorni più lunghi sono probabilmente alle nostre spalle.

CORRIERE.IT

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