Eurobond, ora si può
Sul Corriere del 13 marzo avevo avanzato l’idea di Buoni per la Salute Pubblica. Titoli a lungo termine (o al limite irredimibili) emessi dallo Stato italiano a tasso di interesse fisso, dovrebbero raccogliere, in Italia e all’estero, risparmio privato e fondi istituzionali per finanziare il potenziamento del sistema sanitario nazionale. Un sistema che uscirà dall’attuale crisi esausto, ma riconosciuto da tutti come una ricchezza del nostro Paese, nei suoi centri di eccellenza così come nel valore professionale e civile che ha ovunque dimostrato.
Il presidente del Consiglio Conte ha proposto che titoli simili vengano emessi (anche, immagino) a livello europeo, da parte del Meccanismo Europeo di Stabilità (Mes), per integrare l’intervento, prima esitante e poi massiccio, avviato dalla Bce per aiutare gli Stati dell’eurozona a fronteggiare le conseguenze finanziarie di questa terribile crisi sanitaria. Dovrebbe trattarsi di eurobond, nella fattispecie di «coronavirus bond», dato il loro scopo immediato. Guido Tabellini, sul Foglio di ieri, ha suggerito che questi eurobond dovrebbero essere irredimibili, avere un tasso molto basso ed essere acquistati dalla Bce.
Come è noto, la Germania e i Paesi del Nord sono sempre stati ostili agli eurobond, convinti che si tratti di un cavallo di Troia mediante il quale alcuni Paesi del Sud ad alto debito pubblico cercano, in nome dell’europeismo, di mettere una parte del loro debito sulle spalle dei frugali cittadini del Nord, invece di ridurre la spesa pubblica e magari tassare un po’ i maggiori patrimoni nei Paesi del Sud.
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