Coronavirus Lombardia, Fontana: «Decreto riduttivo e senza il nostro consenso. I lombardi sanno cosa fare»
E adesso?
«Da
quel maledetto venerdì non posso concedermi alcuna prospettiva che vada
oltre le due settimane. Cioè, è chiaro che in Regione c’è gente che
continua a lavorare, per quanto può, su tutti i fronti, ma è altrettanto
evidente e comprensibile che io e molte persone che stanno dando
l’anima siamo totalmente immersi nella battaglia contro questo virus
bastardo. Mi ha cambiato il modo di vedere».
Cioè?
«Be’,
innanzitutto per questo senso di impotenza che mi trascino addosso
giorno e notte. Insomma, chi governa la Lombardia sa di poter realizzare
molto se non tutto, di solito. Per risorse e mentalità questo è un
territorio dove da sempre si può affrontare ogni problema. Ma questa
volta è tutto diverso, possiamo soltanto impegnarci e ingegnarci per
rallentare i contagi, per curare i malati, ma ci troviamo davvero di
fronte a qualcosa più grande di noi».
È più grande di lei?
«Eh
sì, perché un conto è impegnarsi per il benessere dei propri cittadini,
ben altro dover difendere la salute, la vita di dieci milioni di
persone. Ma almeno ho la fortuna di essere circondato da collaboratori e
consulenti bravissimi e generosissimi. Non mi sono mai sentito solo e
non mi è mai venuta meno la voglia di fare tutto il possibile e anche
l’impossibile».
Qual è stato il momento più difficile per lei?
«Guardi,
ci siamo tutti abituati rapidamente a ricevere anche notizie difficili e
a reagire con senso pratico superando l’emotività, ma proprio per
questo mi hanno molto amareggiato certi commenti che leggevano nelle mie
scelte motivazioni politiche o di un qualche ritorno. No. Non è così,
non lo è mai stato in questa vicenda, siamo qui per uscire da questa
situazione e proteggere la salute dei cittadini lombardi. Solo questo
abbiamo in testa, io e tutti quelli che lavorano con me. E di riflesso
non posso nascondere che mi fa piacere e mi aiuta sentire la fiducia di
tante persone».
Ma è vero che in certe situazioni si rinuncia a curare qualche paziente?
«Non è assolutamente vero. Noi curiamo tutti e non lasceremo mai indietro nessuno».
Per quanto riguarda le misure che limitano i contatti tra le persone, è vero che ad ogni nuovo provvedimento restrittivo sono arrivate resistenze dagli industriali?
«Dall’inizio abbiamo sempre detto e ripetuto che queste misure sono il frutto di una valutazione che cerca di tenere insieme due interessi: la salute pubblica e l’economia, entrambe fondamentali. Noi ci siamo spesi molto anche nel fare moral suasion nei confronti di Confindustria Lombardia, che si è impegnata con noi ma che, per esempio, al momento del primo decreto stava ancora aspettando garanzie sulla cassa integrazione. Dopodiché l’interlocuzione è avvenuta anche a livello centrale, a Roma».
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