Coronavirus, fase 2 in Veneto: 500 mila test in strada per scovare chi è già stato colpito
di FABIO TONACCI
ROMA – Il “modello Veneto” di contenimento del contagio passa alla fase 2.0. Allo screening intensivo mediante tamponi cominciato fin dall’inizio dell’epidemia su tutti i contatti dei casi positivi (ne hanno fatti 57.671, la Lombardia — con una popolazione doppia — è a poco più 70 mila), l’amministrazione regionale guidata dal governatore Luca Zaia affianca ora altre due iniziative. La prima: test alla popolazione, per strada e su base volontaria, con un kit anticorpale, per individuare chi ha avuto il virus in forma asintomatica e lo ha superato. La seconda: una “campagna parallela”, mirata e di massa, sotto il diretto controllo del microbiologo Andrea Crisanti (lo stesso che ha proposto la campionatura di tutti gli abitanti di Vo’), per sottoporre all’esame del tampone le categorie più a contatto con il pubblico quali i 54 mila operatori sanitari veneti, le forze dell’ordine, i dipendenti di supermercati, autisti di autobus, assistenti nelle case di riposo. L’obiettivo, dicono dalla Regione Veneto, è di arrivare entro la settimana a un regime di 13.000 test al giorno.
“Non facciamo 5 milioni di tamponi, perché non serve”, spiega Zaia. “E’ un piano per mettere in sicurezza le persone a rischio. Se abbiamo molti casi di positività anche in Veneto è perché andiamo a cercarli. Abbiamo difficoltà ad avere i reagenti, forse il dimensionamento delle forniture non ha tenuto conto del fatto che ci potesse essere una Regione di ‘pazzi e squilibrati’ come la nostra che si è inventata la strategia del tampone e isolamento”.
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