Coronavirus, in Spagna oltre 33 mila casi. Francia, coprifuoco notturno per 37 città
Il coronavirus sta colpendo anche i politici, e così la maggioranza repubblicana nella Camera Alta si ritrova con un solo voto: cinque i senatori in isolamento dopo l’annuncio di Rand Paul di essere positivo al Covid. La malattia del senatore dello stato del Kentucky ha costretto alla quarantena Mike Lee, Mitt Romney, Cory Gardner e Rick Scott (la maggioranza del Gop al Senato scende da 53-47 a 48-47). In quarantena, o meglio in isolamento in carcere, per coronavirus anche l’ex produttore hollywoodiano Harney Weinstein, risultato positivo nella struttura circondariale di Wende Correctional Facility, vicino Buffalo, dove sta scontando la condanna a 23 anni per crimine sessuale e stupro, riferisce il New York Post.
Ma a commuovere, e preoccupare l’America, è il caso di una bambina di 12 anni affetta da Covid-19 che “lotta per la vita” in queste ore in un ospedale di Atlanta. La Cnn ha raccontato la storia di Emma, che si è ammalata di polmonite il 15 marzo e venerdì scorso è risultata positiva. La piccola da sabato respira con l’aiuto di un ventilatore. Emma non soffriva di alcuna malattia, non era stata all’estero di recente e non è chiaro come abbia potuto contrarre il virus.
Il presidente americano avrebbe offerto alla Corea del nord, all’Iran e ad altri Paesi che gli Usa sono pronti ad aiutarli contro il coronavirus. Ma già ieri la Guida suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei, aveva rifiutato l’offerta di aiuto da parte degli Usa, affermando di non fidarsi degli Stati Uniti. Il ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif ha detto: “Gli Stati Uniti non ascoltano, ostacolando la battaglia globale contro la Covid-19. Unico rimedio: sfidare le punizioni di massa degli Usa. E’ un imperativo morale e sul piano pratico”.
Coronavirus nel mondo
La Cina non registra nuovi casi interni di coronavirus, ma è alle prese con altri 39 importati. La Commissione sanitaria nazionale (Nhc) registra nove decessi domenica a Wuhan, dove c’è stato il focolaio dell’epidemia diventata pandemia. Ma a due mesi dalla quarantena di 60 milioni di persone, la provincia dell’Hubei e il suo capoluogo non hanno segnalato nuove infezioni per cinque giorni di fila. Pechino conta 81.093 infezioni, di cui 5.120 ancora sotto trattamento, 3.270 i decessi e 72.703 i dimessi. Il tasso di guarigione cinese è salito all’89,6%.
Anche la Corea del Sud spera nella fine dell’incubo. Seul ha registrato oggi il numero più basso di nuovi casi nel Paese delle ultime quattro settimane. Lo Stato che conta il maggior focolaio di infezione in Asia, dopo la Cina, ha annunciato 64 nuove infezioni nelle ultime 24 ore, aggiornando il bilancio totale a 8.961. Le vittime sono 111.
Primo caso in Siria, martoriata da una guerra che si trascina dal 2011. Lo conferma il ministro della Sanità, Nizar Yazigi. Il positivo sarebbe un 20enne arrivato nel Paese arabo “dall’estero”, sensze però svelare da quale Paese. Se Pechino esulta, ma non abbassa la guardia, Hong Kong, dopo una ripresa dei casi d’infezione legate a persone arrivate da fuori, ha deciso da mercoledì di vietare l’ingresso a tutti i non residenti per 14 giorni. Prima vittima anche in Gambia: si tratta di un 70enne del Bangladesh che era arrivato il 13 marzo nel Paese dal Senegal, facendo salire a due in casi nel Paese. In Africa ci sono più di 1.000 i contagi e almeno 19 le vittime, secondo dati dell’Organizzazione mondiale della sanità. Esercito nelle strade, per far rispettare i divieti, in Marocco (122 il numero dei contagi confermati nel Paese) e in Tunisia (5 casi e tre decessi).
Primo decesso legato all’epidemia a Cipro. E’ morto un uomo di 70 anni, di origine britannica, ricoverato in ospedale nel distretto di Famagosta da diversi giorni e soffriva di una patologia cardiaca cronica e cirrosi. Sull’isola, divisa tra il Nord controllato dalla Turchia e il Sud, i casi di contagio confermati sono rispettivamente 34 e 84. Primo morto anche in Israele, è un 88enne, Aryeh Even, sopravvissuto all’Olocausto. Il bollettino di stamane di Gerusalemme parla di 1.238 contagiati, con 135 nuovi casi nella notte. Nelle Filippine 262 casi, 32 nuovi nelle ultime 24 ore. I decessi sono saliti a 19. Oltre 57 milioni di persone sull’isola di Luzon, dove si trova Manila, sono in isolamento dopo la chiusura decisa dal governo nel tentativo di contenere l’epidemia. In Serbia nelle ultime ore sono stati accertati 27 nuovi contagi, il totale sale a 249. Finora Belgrado ha registrato due decessi.
Spagna, 33 mila casi
E’ sempre più grave la situazione in Spagna. Drammatico il bilancio delle vittime di Covid-19 nelle ultime 24 ore: sono morte 462 persone portando il totale dei decessi a 2.182. I nuovi contagi sono 4.517 e il totale è di 33.089. Il 7% dei contagiati (cioè 2.355) è ricoverato in terapia intensiva. Questi dati sono forniti dal Centro de Coordinacion de Emergencias Sanitarias del Ministero. La vicepremier spagnola, Carmen Calvo, è stata ricoverata in ospedale per un’infezione respiratoria, si attende l’esito sul coronavirus. A Madrid è morta per le conseguenze del coronavirus Lucia Bosè, 89 anni, all’anagrafe Lucia Borloni, attrice italiana naturalizzata spagnola.
E’ emergenza anche nei Paesi Baschi, che comunque mantengono la tradizionale diffidenza verso Madrid. Euskadi resta l’unica delle 17 comunità autonome spagnole a respingere ogni tipo di aiuto dai militari, anche se, con oltre 2 mila contagi, è la terza più colpita dopo Madrid e Catalogna.
Francia, coprifuoco notturno
E’ scattato il coprifuoco in 37 città francesi: Valence, Colombes, Mulhouse, Perpignan, Cannes e altre. Tutte hanno seguito l’esempio di Nizza, che per prima aveva scelto di imporre il provvedimento sabato scorso. Lo stop varrà fino al 31 marzo, scrive ‘Le Figaro’. Esempio seguito anche dal Principato di Monaco. Nel mirino soprattutto a Mulhouse, il centro più colpito a causa di un raduno di circa 2.000 seguaci di una chiesa evangelica nella città l’ultima settimana di febbraio: chi tornava dal meeting avrebbe la responsabilità dei principali contagi nel resto del Paese. Secondo France Presse oltre un miliardo di persone nel mondo è in isolamento a causa dell’emergenza coronavirus.
Germania, dati poco chiari
In Germania si contano 20 mila i contagi, il numero delle infezioni è oltre 19.800, mentre le vittime sono 68. Questi i numeri della Johns Hopkins University e della Zeit online, ma continuano ad essere poco chiari i dati tedeschi: il Robert Koch Institut (Rki), il maggior centro epidemiologico tedesco, conta 16.662 contagi e 47 decessi. L’istituto conteggia solo i dati confermati e inviati per via digitale dai Laender, mentre la Zeit incrocia i dati dello stesso Rki con le segnalazioni delle autorità sanitarie locali. Lothar Wieler, presidente del Robert Koch Institut, ha si è difeso dalle critiche su come vengano calcolati i morti nel Paese: “In Germania tutti coloro che risultano affetti da Covid-19, e che poi muoiono, vengono classificati come vittime da Coronavirus, anche se hanno altre malattie di base”. Resta il ubbio sul perchè il numero delle vittime in Germania resta molto basso rispetto ad altri Paesi europei.
Intanto Angela Merkel ha fatto il test per il coronavirus, e aspetta il risultato. La cancelliera è in auto-quarantena da ieri nel suo appartamento e Berlino perchè il medico che venerdì le aveva somministrato un vaccino anti-pneumococco era risultato positivo al virus. Il suo portavoce, Steffen Seibert, sottolinea che “la cancelliera sta bene”, e avrebbe presieduto via telefono la riunione del governo “continuando a lavorare da casa”.
Gb, redini a Raab se Johnson si ammala
Il Servizio sanitario nazionale britannito ieri ha registrato 48 decessi, per un totale delle vittime a 281, mentre i contagi sono saliti di 635 aarrivando a 5.683. Intanto il governo si prepara al peggio e rende noto che in caso di malattia del premier britannico, Boris Johnson, a prendere le redini del governo sarà il ministro degli Esteri, Dominic Raab. Il portavoce di Downing Street, in conferenza stampa con i giornalisti, ha poi precisato che BoJo sta bene.
Belgio, atteso il picco
Il Belgio ieri ha contato 558 nuovi casi, per un totale di 2.815, ha reso noto la Sanità. I decessi, solo, nelle ultime 24 ore è di 30. I morti in totale diventano 67. Gli ospedali sono ancora sotto la soglia critica, un terzo dei posti in terapia intensiva è occupato. Ma per le autorità c’è ancora molto da fare per migliorare la risposta al virus, il cui picco è atteso nei prossimi giorni.
Austria, richiama ex soldati di leva
L’Austria, per la prima volta dal dopoguerra, richiama 3.000 ex soldati di leva per impegnarli nell’emergenza: è il 10% della forza militare austriaca. I soldati prenderanno servizio dal 4 maggio e dovranno frequentare un corso di due settimane. Prolungata anche la durata del servizio degli attuali soldati di leva.
Giochi, Tokyo verso il no
Si leva una prima voce favorevole al rinvio delle Olimpiadi di Tokyo all’interno del Comitato olimpico giapponese (Joc). E’ Kaori Yamaguchi, un’ex campionessa di judo. E cresce il pressing internazionale per chiedere il rinvio di Tokyo 2020 in programma dal 24 luglio al 9 agosto. La Yamaguchi ha denunciato una certa omertà su questo tema nel Sol Levante, secondom lei come al periodo finale della Seconda guerra mondiale quando “molte persone sentivano di non poter esprimere la loro opinione pur sapendo che il Paese avrebbe perso”.
Il modello Taiwan
Taiwan sta vincendo la sua battaglia contro il coronavirus. Il bilancio dei contagi nel Paese è fermo a 153 casi e 2 decessi, il primo infetto era stato registrato il 21 gennaio. E questo in una nazione di quasi 24 milioni di abitanti, a solo a 110 miglia dalla Cina, principale focolaio del nuovo virus. Il segreto? Tempismo, trasparenza, centralizzazione e tecnologia sono gli elementi che possono essere considerati alla base del successo del Paese asiatico. La strategia anti-coronavirus di Taiwan si basa su una combinazione di vigilanza precoce, misure pro-attive e condivisione delle informazioni con la popolazione. A tutto ciò va aggiunta la tecnologia sotto forma di analisi di big data e piattaforme online. Inoltre il governo ha compreso l’emergente richiesta di mascherine, per gli operatori sanitari e la popolazione, e così ha interrotto le esportazioni di mascherine chirurgiche già il 24 gennaio, chiedendo alle aziende locali di aumentare la produzione per farla arrivare ai 10 milioni al giorno, una cifra che è anadata divisa tra la popolazione, il settore medico e industriale. E per evitare speculazioni il governo ha anche requisito la distribuzione delle mascherine dal settore privato già dal 31 gennaio.
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