Coronavirus, il dovere di essere chiari
di Sabino Cassese
I nostri governanti hanno davanti scelte difficilissime. Debbono tener conto di un fenomeno di cui non si conosce la progressione e la durata. Debbono, da un’ora all’altra, decidere se milioni di persone possono uscire da casa. Debbono farlo tenendo conto sia della emergenza sanitaria, sia della emergenza economica che i loro stessi provvedimenti producono. Debbono ascoltare regioni e comuni, che fanno la voce grossa. Sono, inoltre, per lo più, alle prime armi (la signora Merkel — per fare un paragone — è stata per più di dieci anni parlamentare, per tre ministro e ora per quindici cancelliere).
Sono comprensibili, quindi, le loro esitazioni. È comprensibile — ma non giustificabile — l’avere scelto la strada sbagliata di creare in fretta e furia un nuovo diritto dell’emergenza sanitaria, uscendo dai binari delle leggi di polizia sanitaria già esistenti, a partire dalle norme della Costituzione sulla profilassi internazionale fino a quelle del Servizio sanitario sulle epidemie e al testo unico delle leggi sanitarie.
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