Lo choc di offerta che può colpire l’Italia

Andrea Muratore

Per quanto doverose per le necessità sanitarie impellenti, le misure di chiusura di numerose attività economiche perorate a lungo dalle regioni italiane del Nord, cuore produttivo del Paese, e ufficializzate nella serata di domenica 22 marzo dal governo Conte avranno un impatto non indifferente sul sistema Paese. Impatto le cui conseguenze economiche vanno valutate sin dall’inizio per evitare un pesante rosso nel conto economico dell’Italia a fine anno.

Il timore di uno shock di domanda per l’aumento di un’incertezza economica già oggi strisciante, il rafforzamento della riduzione del potere d’acquisto dei cittadini e il sostanziale azzeramento della richiesta di certi servizi (come quelli turistici) per l’anno in corso è fortemente concreto. Ma altrettanto immanente è il rischio che la crisi si manifesti dal lato dell’offerta, per il crollo verticale di interi comparti economici e, soprattutto, lo sfaldamento della filiera produttiva di numerose catene logistiche per la chiusura di imprese deboli o impossibilitate a reggere una lunga serrata.

Nelle zone più colpite dal coronavirus molti imprenditori hanno anticipato l’onda lunga delle chiusure scegliendo di lasciare a casa i propri dipendenti: nell’epicentro del contagio, le province di Brescia e Bergamo, dal 14 marzo si sono fermati colossi come Brembo, Feralpi, Alfa Acciai, Lucchini. Ma la percezione è che per il tessuto italiano la crisi recessiva possa essere difficile da sostenre sul lungo periodo. In un ampio editoriale pubblicato su Il Foglio due economisti dell”Einaudi Institute for Economics and Finance, finanziato dalla Banca d’Italia, pongo proprio l’accenno sull’ipotesi dello shock da offerta.

Rating 3.00 out of 5

Pages: 1 2


No Comments so far.

Leave a Reply

Marquee Powered By Know How Media.