Ue, fumata nera sui coronabond | Altre due settimane per le proposte anti-crisi: accordo dopo la linea dura di Conte

Nessuno, insomma, si è spostato dalle posizioni che aveva entrando nella sala virtuale del primo vertice di primavera in videoconferenza della storia. “Ho spiegato che noi preferiamo il Mes come strumento, che è stato fatto per le crisi”, ha ammesso la cancelliera Angela Merkel al termine del vertice, ribadendo la posizione tedesca sui coronabond.

Con la Germania sono schierate l’Austria (“Respingiamo una mutualizzazione generalizzata dei debiti”, ha detto il cancelliere Sebastian Kurz), la Finlandia e l’Olanda. Il premier olandese Mark Rutte spiega bene la resistenza di tutto il fronte del Nord: “Siamo contrari ai coronabond. Molti altri Paesi lo sono, perché porterebbe l’Eurozona in un altro territorio, sarebbe come attraversare il Rubicone”.

“L’Eurozona – aggiunge – ha creato i suoi strumenti, come il Mes, che può essere usato in modo efficace, ma con le condizionalità previste dai trattati. Non posso prevedere alcuna circostanza in cui l’Olanda possa accettare gli eurobond”. Il fronte dei rigoristi non si vedeva così compatto dai tempi dell’austerità imposta alla Grecia.

Da allora, molto sembrava essere cambiato: il mea culpa dell’ex presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker, verso i greci e la dissoluzione della troika, l’apertura della Ue verso un orientamento di bilancio più espansivo e la disponibilità della nuova Commissione ad un approccio generale piu’ flessibile sui conti pubblici.

Ma, nel momento del bisogno, i nodi vengono al pettine: il Nord non si fida del modo di gestire i conti pubblici del Sud, ed esattamente come dieci anni fa non è pronto a mettere in comune risorse, tantomeno i propri debiti, facendo da garante a Paesi al di sotto della tripla A.

Nessuno pensa a “una mutualizzazione del debito pubblico. Ciascun Paese risponde per il proprio debito pubblico e continuerà a risponderne”, ha detto Conte ai colleghi Ue. Ricordando che l’Italia “ha le carte in regola con la finanza pubblica: il 2019 l’abbiamo chiuso con un rapporto deficit/Pil di 1,6 anziché 2,2 come programmato”.

Con l’Italia ci sono Francia, Spagna, Irlanda, Belgio, Grecia, Portogallo, Lussemburgo e Slovenia, firmatari con Conte della lettera sui coronabond. La loro battaglia proseguirà all’Eurogruppo. In un’altra giornata inconcludente per l’Europa, l’unica che si muove èChristine Lagarde, che ha avviato il nuovo programma di acquisto di titoli da 750 miliardi di euro per l’emergenza pandemica, il Pepp, facendo saltare il limite del 33% agli acquisiti di debito di ciascun Paese.

In sostanza, è una nuova spinta ai leader a mettere in campo qualcosa di nuovo come i coronabond, perché il Pepp, molto simile allo scudo anti-spread Omt ma non vincolato come esso all’attivazione del Mes, toglie ogni alibi a chi puntava sull’opzione Mes+Omt per i Paesi più in difficoltà.

TGCOM

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