Coronavirus Lombardia, «Malati emersi e numero di tamponi: ecco che cosa influenza la curva»
Paragoniamo l’ultima settimana con la
precedente. A Milano la crescita di nuovi casi passa dal 17% in media al
9; a Brescia dal 13 al 6; a Bergamo dall’8 al 6. Tra l’8 e il 14 marzo
l’aumento giornaliero supera il 20%. Un rallentamento nella diffusione
del virus c’è.
«Bisogna capire cosa succederà nei prossimi giorni. Certo è che mollare sulle misure di contenimento sarebbe una grave imprudenza».
Per evitare la recrudescenza del
fenomeno può essere utile lo screening di massa della popolazione con il
tampone a tutti chiesto oggi a gran voce?
«Con quale vantaggio? Il tampone può essere negativo un giorno e positivo quello successivo perché il virus semplicemente era ancora in incubazione.
Ciò potrebbe dare false sicurezze, mentre è importante che tutti
restino a casa a prescindere. È l’unica vera soluzione per contrastare
la diffusione del virus».
Con la delibera di lunedì di Regione Lombardia, però, viene potenziata l’esecuzione di tamponi a domicilio. È utile?
«Sono
convinto di sì. La presenza di un paziente infetto all’interno di un
nucleo familiare comporta un elevato rischio di trasmissione a tutti i
membri della famiglia. Ora, comunque, per la Regione i casi di sindromi
simil influenzali a domicilio vanno trattati come Covid-19 e monitorati
dai medici di base».
Gli sbalzi della curva epidemiologica possono dipendere anche dal numero di persone contagiate dagli asintomatici?
«In base alle conoscenze scientifiche attuali il loro tasso di contagiosità è minimo».
C’è una comunicazione sbagliata dei dati?
«Io trovo corretto che le autorità li comunichino in modo trasparente giorno per giorno, dopodiché la popolazione deve capire che i risultati di un singolo giorno non sono significativi».
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