Coronavirus, la sfida di Conte: «L’Europa è unita oppure non esiste»

di Monica Guerzoni

Coronavirus, la sfida di Conte: «L'Europa è unita oppure non esiste»

All’apice della crisi più drammatica dal Dopoguerra, con l’Italia intera impegnata con tutte le sue forze a combattere contro «un nemico invisibile che va dove vuole, come il vento», due cose Giuseppe Conte aveva chiesto all’Europa: unità e velocità di azione. E quando il capo del governo ha capito che non avrebbe ottenuto né l’una né l’altra — nonostante l’appello di David Sassoli e la comprensione di Ursula von der Leyen — ha maturato lo strappo. «Se la Ue non è solidale il progetto europeo è finito».

Forte dell’asse con il premier spagnolo Pedro Sánchez e del sostegno di Emmanuel Macron, Conte ha gridato il suo «stop». Una mossa che fotografa la spaccatura dell’Europa tra solidali e indifferenti e provoca scompiglio anche sul piano interno, nella maggioranza giallorossa.

Luigi Di Maio è apparso al Tg1 e ha rilanciato la linea di Palazzo Chigi: «Conte ha fatto bene, se si vogliono i vecchi strumenti faremo da soli». Ma il tempismo della dichiarazione, a vertice europeo ancora in corso, ha fatto infuriare i dirigenti del Pd, che hanno fatto trapelare la «sorpresa» di Nicola Zingaretti. Questioni di metodo, perché nel merito anche i dem, a cominciare da Roberto Gualtieri, condividono la linea dura di Conte: l’Italia è in guerra e per rialzarsi ha bisogno di aiuto per imprese, lavoratori, famiglie.

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