Berlino e il prezzo da pagare

L’Italia non dovrebbe, secondo me, «appendersi» ai coronabond, o comunque eurobond, come unico metro del proprio successo negoziale e dichiarare che ogni solidarietà europea è mancata se questi non dovessero vedere la luce. Dopo tutto, il patto di stabilità è stato sospeso, così come la rigida disciplina sugli aiuti di Stato, e la Bce ha già preso misure ingenti. Inoltre, in questa situazione eccezionale, le modalità di eventuali interventi nell’ambito del Mes o attraverso l’Omt potrebbero, ritengo, essere oggetto di negoziato ad hoc, in particolare per ridurre al minimo, e finalizzare al massimo, eventuali forme di condizionalità.

Non per questo la pressione dell’Italia in favore degli eurobond dovrebbe attenuarsi. Anzi, Conte dovrebbe insistere con la Merkel che qui non si tratta di mettere a carico dei tedeschi una parte del debito pubblico italiano creatosi fino a oggi e neppure tutto il nuovo debito che nascerà dagli interventi per contrastare la pandemia e per permettere la ripartenza dell’economia, ma solo di una parte da stabilirsi.Infatti, il governo italiano emetterà buoni per la salute pubblica anche e soprattutto all’interno e si rivolgerà con appelli e altri strumenti agli italiani perché li sottoscrivano. Ma sarebbe un vero passo in avanti per l’Europa, per un’Europa sentita vicina dai cittadini, se per ogni Paese — Germania, Italia e gli altri — una quota del maggiore debito pubblico fosse sottoscritta da risparmiatori e istituzioni finanziarie di tutt’Europa, che partecipino a un grande impegno comune consistente nell’acquistare titoli emessi, a questo scopo specifico, da un’entità europea e quindi con un rischio pari a zero e un tasso di interesse molto basso. O dobbiamo pensare — potrebbe dire Conte alla Merkel — che tu questo titolo non lo vuoi vedere nascere perché vuoi che solo il tuo «Bund», il tuo titolo di Stato, sia il dominus incontrastato del mercato e che solo il tuo Paese possa finanziarsi a tasso zero o negativo?

Sarebbe poi utile ricordare alla Germania che l’indipendenza della Bce dalla politica rischia di non esserci più nella realtà (con la gioia di molti italiani, ma questo il presidente Conte eviterà di dirlo alla cancelliera Merkel), se la Bce resta sola a dover assorbire il grande choc attuale perché la Germania dice solo Neina tutti gli altri strumenti potenzialmente disponibili. E si rende conto la cancelliera che, se così fosse, alla prossima ondata di inflazione, che prima o poi ci sarà, la Bce potrebbe non essere in grado di evitare un’iperinflazione stile Repubblica di Weimar? Forse, a coloro che governano la Germania converrebbe pagare oggi un piccolo prezzo, accettando gli eurobond, anziché venire forse ricordati un giorno come coloro che non seppero impedire la fine dell’indipendenza della Bce.

CORRIERE.IT

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