Adda passà ‘a nuttata
Dunque dobbiamo stare a casa, di sicuro fino a Pasqua, anzi sicuramente qualche giorno in più per evitare le baldorie collettive e contagiose di Pasquetta, poi si vedrà, magari anche qualche settimana in più visto il timore del ponte del 25 e di quello del Primo maggio. “Prima o poi” qualcosa accadrà, mentre è già accaduto che in pochi giorni si sia già spostato di un mese l’orizzonte temporale, in un paese che, in questo momento, vive come ipnotizzato.
Se ci avessero detto, solo un mese fa, che il numero dei morti avrebbe raggiunto quota diecimila, l’avremmo considerato inimmaginabile, come inimmaginabile, sempre un mese fa, ipotizzare di tornare a riveder le stelle a fine aprile. Date insormontabili diventate quasi normali, in una discussione che sembra aver perso il senso del tempo, come accade nelle crisi più profonde, dove si altera l’elemento psicologico. Ma anche, in questa ansiosa assuefazione a tutto ciò che viene detto, qualche coordinata di valutazione. Per cui oggi va di moda dire che i contagi calano e “ce la stiamo facendo”, anche se il numero dei morti è stabile sopra quota ottocento,.Gli stessi contagi che qualche giorno fa il capo della Protezione Civile aveva spiegato essere dieci volte tanti, ma non tracciabili. E oggi, ca van san dire, i contagi vanno meglio di ieri, perché sono di più, ma ieri erano stati fatti meno tamponi. Tamponi – non è un gioco di parole – che noi facciamo più degli altri, il che spiegava i numeri elevati, così si spiegò all’inizio della crisi, ma che oggi facciamo meno. Però, si dice, “ce la stiamo facendo”, stando a casa, scelta al momento inevitabile, per come si è messa, senza che lo stare a casa sia accompagnato da un incremento dei tamponi, il che secondo alcuni, come il virologo di Padova Andrea Crisanti, potrebbe produrre anche effetti “Diamond Princess”, una quarantena che si trasforma in contagio da parte degli asintomatici.
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