Coronavirus, in Veneto la «patente di immunità»: test sugli anticorpi a tappeto

«Abbiamo un test rapido per rilevare nel sangue la quantità di anticorpi protettivi contro il Covid-19 – spiega Domenico Mantoan, direttore generale della Sanità del Veneto -. È un kit prodotto da una ditta cinese, validato dalle Università di Padova e Verona e con un’affidabilità del 90%: ci consentirà di individuare i soggetti immuni all’ infezione. Iniziamo con un blocco di 100 mila test. Per ora siamo fiduciosi: negli ultimi 4 giorni c’ è stato un rallentamento della diffusione del virus, lo abbiamo visto dalla stabilità dei posti occupati nelle Terapie intensive».

Il test — con il via libera dei professori Mario Plebani (dipartimento di Medicina di laboratorio dell’ Azienda ospedaliera di Padova) e Giuseppe Lippi (Laboratorio analisi dell’ Azienda ospedaliero-universitaria di Verona) — preleverà campioni che verranno analizzati da strumentazioni già in possesso degli ospedali veneti. «L’idea è di dare una sorta di patente di immunità ai soggetti nei quali si riscontreranno gli anticorpi al coronavirus — spiega il governatore Luca Zaia — e che quindi hanno contratto la malattia ma sono guariti. E possono tornare a lavorare. Abbiamo già acquistato 732 mila test rapidi».

Gli industriali, che aspettano la ripresa delle attività, sono pronti a pagare i test per i loro dipendenti. In seguito, sarà sottoposto a screening il resto della popolazione, per appurare se si sia creata o meno l’immunità di gregge, ovvero se almeno il 60% dei cittadini veneti sia protetto dal Covid-19.

L’indagine sierologica, una volta a regime – chiarisce la Regione – dovrebbe consentire di tracciare un cluster di soggetti contagiosi, identificare la positività al di fuori della fascia temporale del test molecolare, monitorare i pazienti in via di guarigione e accertare le potenziali ricadute della malattia.

CORRIERE.IT

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