Coronavirus, come raggiungere un accordo nell’Eurogruppo
· Secondo, la risposta non deve portare né alla mutualizzazione del debito pubblico esistente, né alla mutualizzazione di nuovo debito derivante da politiche specifiche decise dai singoli paesi. Ogni paese deve rimanere responsabile per il debito emesso per finanziare le proprie politiche passate e presenti. Conseguentemente, l’emissione di Eurobonds, proposta in passato per mutualizzare il debito pubblico, dovrebbe essere esclusa.
· Terzo, e conseguentemente, le risorse raccolte emettendo strumenti di raccolta finanziaria come parte di una risposta comune dovrebbero essere spese attraverso politiche concordate in comune: si raccolgono risorse insieme, si decide insieme come spenderle.
Rep
Ursula von der Leyen: “Scusateci, ora la Ue è con voi”
di URSULA VON DER LEYEN
Sulla base di questi tre principi, la nostra proposta comprende:
· La costituzione di una piccola istituzione ad hoc o, ancor meglio, di
un piccolo organismo all’interno di una istituzione già esistente (per
esempio la Banca Europea degli Investimenti o il MES) per gestire le
politiche concordate congiuntamente per rispondere alla crisi. Per
mantenerlo piccolo, questo organismo – denominato Special Health
Emergency (SHE) arrangement – dovrebbe avvalersi dei servizi forniti
dalle altre istituzioni europee e cooperare strettamente con esse.
· La SHE dovrebbe emettere una tantum uno strumento di raccolta
finanziaria (denominato Special Issue European Security, or SIES) per
raccogliere 300-400 miliardi di euro con una scadenza di 30-50 anni. La
SIES dovrebbe essere emessa alle stesse condizioni, in termini di
garanzie, delle emissioni del MES e potrebbe essere acquistata dalla BCE
come parte del suo programma di “quantitative easing”. Le risorse del
MES potrebbero essere trasferite alla SHE, preferibilmente come
iniezione di capitale di rischio, per rafforzarne la potenza di fuoco.
· Le risorse raccolte in questo modo dovrebbero essere spese sulla base
di politiche e progetti decisi in comune da tutti i paesi partecipanti.
Tale politiche dovrebbero essere concordate a livello politico, se
necessario con diritto di veto per ogni paese partecipante, o sulla base
di un’ampia maggioranza qualificata. Iniziative in quest’area
potrebbero includere sia programmi di investimenti pubblici, approvati
dal SHE in termini specifici, sia spese correnti (per la sanità o per un
sostegno temporaneo alle famiglie e imprese colpite dalla crisi). La
SHE verifica che le risorse siano spese bene, sulla base di politiche e
regole definite in comune.
· Le risorse per realizzare le politiche concordate non aumenterebbero
il debito dei singoli paesi. Le spese verrebbero decise dalla SHE e
contabilizzate nel suo bilancio. I governi nazionali e locali dovrebbero
operare a livello amministrativo per l’attuazione delle politiche
concordate.
· La SHE avrebbe un proprio capitale, ma il suo asset principale sarebbe
costituito dal valore attuale del flusso di contributi che verrà
fornito dai paesi coinvolti durante il periodo di rimborso dei titoli
emessi. Questi contributi sarebbero fissati ex-ante attraverso un
accordo tra i paesi partecipanti e dovrebbero essere proporzionali
all’ammontare di risorse che affluirebbero inizialmente a ogni paese,
con l’eccezione di quelle relative a progetti di investimento intrapresi
congiuntamente dai paesi, per i quali i contributi sarebbero
proporzionali al Pil.
Questa proposta ci sembra l’unica che può essere accettata da tutti e
realizzata in tempi brevissimi. Essa è vantaggiosa per tutti i paesi
dell’Eurozona, per tre motivi:
· Anche se alcuni paesi potrebbero fronteggiare l’emergenza attuale
attraverso le loro politiche di bilancio, altri potrebbero trovare più
difficile finanziarsi sul mercato, soprattutto se il contesto
internazionale peggiorasse in modo marcato. Una risposta comune quale
quella sopra descritta dimostrerebbe una comunanza di intenti tra paesi
europei di fronte a uno shock comune, non dovuto ai comportamenti di
nessun singolo paese, nessuno dei quali stava violando le regole fiscali
europee prima dello shock. Si ridurrebbe in tal modo il rischio che
alcuni paesi inizino a guardare altrove per cercare sostegno,
indebolendo in tal modo le prospettive di lungo termine dell’Unione
Europea.
· La difficoltà che alcuni paesi potrebbero avere nell’emettere debito
potrebbe aggravare la recessione nell’area dell’euro, peggiorando le
prospettive di crescita per ogni paese.
· L’approccio proposto alleggerirebbe la pressione che ora grava sulla
BCE. Questo ridurrebbe notevolmente il rischio che la politica monetaria
possa avere conseguenze indesiderate sull’economia.
Rep
Una partita da 1300 miliardi. Parigi spinge per i coronabond
di ALBERTO D’ARGENIO e TONIA MASTROBUONI
Per la fattibilità della nostra proposta, come di ogni altra proposta in
quest’area, è fondamentale una comprensione reciproca tra paesi del
nord Europa e del sud Europa. Da un lato si deve capire che la crisi che
sta colpendo in modo più duro il sud del continente non ha nulla a che
fare con l’eccessiva accumulazione di debito. Dall’altro si deve capire
che una risposta comune non può diventare un modo per introdurre
surrettiziamente la mutualizzazione del debito, che deve rimanere
responsabilità dei singoli stati. Soprattutto non bisogna perdere tempo
prezioso come avvenne tra il 2008 e il 2012.
Rep
L’illusione dei coronabond
di ROBERTO PEROTTI
REP.IT
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