Scordiamoci gli eurobond. Soluzione a tre: Mes, Bei e il piano Sure della Commissione

Gli eurobond rischiano di non planare nemmeno al tavolo della discussione tra i ministri dell’Economia dell’eurozona alla riunione dell’Eurogruppo martedì prossimo in videoconferenza. Oggi il ministro socialista tedesco Olaf Scholz lo ribadisce ancora una volta, nonostante il suo partito sia a favore: “No ai coronabond”. La soluzione che si profila, sulla quale anche l’Italia sta trattando, viaggia su tre strade: Mes a condizioni light, il fondo di liquidità da 200 miliardi per le imprese disposto oggi dalla Bei e il piano ‘Sure’ della Commissione europea di sostegno al lavoro.

A sera però il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri sottolinea in una nota che “non possiamo rispondere a uno shock comune e simmetrico con politiche fiscali asimmetriche che amplierebbero i divari tra Paesi. Pertanto la risposta comune europea sarà adeguata solo se comprenderà l’emissione comune di bond europei per finanziare i piani nazionali di risposta all’emergenza coronavirus”. Posizione sulla quale, dice il ministro, si ritrova anche “la Francia e altri paesi”.

“La sfida economica posta dal coronavirus – aggiunge Gualtieri – è senza precedenti e richiede un vero salto di qualità nella risposta dell’Europa. Per questo l’Italia sta conducendo dure battaglie su tutti i tavoli negoziali. Solo poche settimane fa c’era solo il Mes con condizionalità. Abbiamo ottenuto che sul tavolo negoziale venissero proposti strumenti nuovi e adeguati alla sfida che abbiamo di fronte. L’insieme di proposte che l’Eurogruppo presenterà al Consiglio Europeo comprende ora lo schema Sure di assicurazione contro la disoccupazione – da anni richiesto dal nostro Paese – un significativo potenziamento del capitale della Bei per costituire un fondo per le garanzie ai prestiti delle imprese e un fondo per la ricostruzione da finanziare con bond comuni europei”. 

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