Coronavirus, il fisico Vespignani: «Impossibile il ritorno alla normalità a giugno o luglio»

di Giuseppe Sarcina

Dal nostro corrispondente
WASHINGTON —«L’Italia si sta avvicinando a un punto di inversione, ma dobbiamo avere pazienza e usare queste settimane per programmare il futuro che non potrà che essere emergenziale». Alessandro Vespignani, 55 anni, nato a Roma, fisico informatico, è il direttore del «Laboratory for the modeling of biological and Socio-technical Systems», alla Northeastern University di Boston. Da circa dieci anni è uno dei massimi esperti di «epidemiologia computazionale». Lo abbiamo sentito al telefono sull’asse Washington-Boston.

In questi giorni l’Italia sembra aver raggiunto il picco dei positivi, ma l’incremento dei casi continua a restare alto e la discesa non arriva, come era nelle attese…
«Bisogna stare sempre molto attenti a fare questi calcoli. Non dobbiamo seguire i numeri giorno per giorno, ma almeno su base settimanale. Può darsi che il dato sia ancora alto perché ci sono Regioni che stanno facendo più tamponi. È chiaro che occorre pazienza. In ogni caso la curva dell’Italia è in frenata e sta cominciando la discesa, come si vede dai dati che arrivano dagli ospedali, dove si stanno liberando posti. E questa è la cosa importante».

Ma quando verrà il momento, la discesa verso il livello zero sarà più veloce?
«Dipende da come ci comporteremo tutti quanti. Ho visto immagini di città affollate in questi giorni, magari dove il contagio non si è ancora diffuso. Sbagliato, non è il momento di rilassarsi. Dobbiamo, invece, insistere. Abbiamo davanti l’esempio della Cina. Lì il “lockdown” è durato tre mesi».

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