Troppi morti a New York: si torna a seppellire nell’isola dei “disperati”

 
Inquietanti immagini scattate con un drone e pubblicate dal Post, mostrano decine di lavoratori con tute protettive bianche mentre seppelliscono in una fossa comune decine di bare di pino, quelle poco costose su cui si applica solo una targhetta col nome. E pazienza se per 150 anni – e fino a pochi giorni fa – il ruolo di becchini toccava ai detenuti del carcere di Rikers Island, l’isolotto vicino. Col virus pronto a spargersi pure là, il loro posto è stato momentaneamente affidato a lavoratori specializzati, assunti a contratto.

Nelle prossime settimane, d’altronde, andrà peggio: ad Hart Island potrebbe finire chiunque. Coi cimiteri cittadini al limite quasi come gli ospedali, il sindaco de Blasio, lo ha già detto: sta valutando di ordinare il seppellimento temporaneo sull’isola – in attesa di tempi migliori – anche a chi può permettersi un funerale. Nelle ultime ore un bulldozer ha già scavato due nuove trincee. Nel luogo dove da decenni si accoglie chi muore male, in un secolo e mezzo si sono accumulati un milione di cadaveri. Ma non importa. Avanti, c’è ancora posto.

REP.IT



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