La vita dopo il Coronavirus

di Gianna Fregonara e Orsola Riva

Che scuola avremo, a settembre?

Che scuola sarà quella che ricomincerà a settembre? Difficile dirlo ora, perché l’emergenza sanitaria ha reso il diritto all’istruzione una variabile dipendente. E dunque tutto dipenderà dall’evoluzione del contagio. Nel decreto licenziato il 6 aprile dal governo è previsto un ritorno anticipato per tutti fin dal primo settembre: prime due o tre settimane dedicate a un gran ripassone delle materie più importanti rimaste indietro quest’anno. Ma al di là dei mugugni delle regioni che hanno subito rivendicato il diritto a fissare ciascuna il proprio calendario, quella che riaprirà – se riaprirà – dopo l’estate dovrà essere necessariamente una scuola a geometrie e geografie variabili, che apre solo se, quando e dove ci sono le condizioni per farlo e appena si renda necessario chiude di nuovo. Di certo dovrà essere una scuola in grado di ridurre al minimo le condizioni di rischio per 8 milioni e mezzo di alunni e un milione di insegnanti. E di intervenire tempestivamente al primo allarme.

La scuola flessibile
Per ora i tecnici del ministero sono concentrati sulla stesura delle circolari relative alle modalità di chiusura dell’anno in corso (che saranno tutti promossi lo si è capito, ma col 6 politico o ci saranno anche delle insufficienze in pagella? E poi: l’orale della maturità si farà in presenza o da casa?). Ma alcuni scenari si stanno già disegnando. Non è ancora chiaro quali saranno le condizioni minime di sicurezza. Quelle banali: rilevatore della temperatura all’ingresso, entrata e uscita scaglionate, guanti e mascherine per tutti. E quelle assai più problematiche, come la distanza minima di sicurezza di un metro che risulta difficile da mantenere anche dove i locali delle scuole sono appropriati. E’ possibile che ci si trovi costretti a una didattica mista, un po’ in presenza, un po’ da casa, come si è già fatto in questi mesi ma meglio (e soprattutto assicurandosi prima che tutti abbiano dei dispositivi digitali adeguati e un collegamento decente). Oppure si potranno fare dei turni, chi va al mattino e chi al pomeriggio, come nel dopoguerra, ma in più il problema riguarda la pulizia e la sanificazione dei locali.

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