Le banche centrali stampano moneta per battere il Coronavirus. La classifica

di Vito Lops

Coronavirus, fase intermedia dal 14 aprile

Tutto si può dire della reazione alla crisi del coronavirus meno che le banche centrali non si siano attivate prontamente. Tagliando tassi (da febbraio ci sono stati 50 sforbiciate al costo del denaro) e riempiendo i loro bilanci di titoli.

Questa seconda modalità (chiamata tecnicamente quantitative easing) rappresenta il modo più comune con cui oggi le banche centrali “stampano moneta”, immettono cioè liquidità nel sistema per sostenerlo nei periodi di crisi. E quella del Coronavirus, paragonata da più parti a una guerra, ha spinto le banche centrali su un terreno espansivo senza precedenti.

I bilanci delle principali banche centrali del pianeta si stanno gonfiando di titoli. La Bank of Japan (che per Statuto può comprare addirittura azioni e in effetti detiene Etf che replicano l’andamento di indici azionari) è fuori contesto. Da tempo ha superato la soglia del 100%, ovvero ha raggiunto per controvalore di titoli in bilancio il valore del Pil nipponico (5mila miliardi di dollari nel 2019).

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