La Regione Lombardia lancia la «fase 2» dal 4 maggio: codici e deroghe, rebus imprese

Fissata tra 19 giorni la riapertura delle maggiori attività produttive. Verifiche dei finanzieri sulle imprese già attive. «Ma documentazione impossibile da aggiornare». Il Viminale: ora i controlli nei luoghi di lavoro

Quanti giorni, al 4 maggio? Diciannove. Quello è il confine, nei piani della Regione che chiederà al Governo la ripresa, convinta che si possano aprire importanti attività produttive (e a seguire, con scaglionamenti, tutto il resto) tra poco meno di tre settimane (nel documento della Regione si parla della strategia delle «4D»: distanza, dispositivi, digitalizzazione e diagnosi). Una distanza temporale ridotta. Forse perfino esigua, ad analizzare lo scenario attuale.

Perché anche se improvvisa ed enorme, ogni situazione d’emergenza – o meglio, la gestione di una situazione d’emergenza – deve fare i conti con la realtà. Ovvero i numeri. Dall’inizio del virus, i dati reali dei contagiati sono stati nettamente superiori rispetto a quanto comunicato ufficialmente, come le stime dei dottori anticipavano e i successivi studi hanno dimostrato; e i «disobbedienti» in circolazione nonostante i divieti sono stati ben di più di quelli sanzionati; del resto, impensabile un controllo totale delle pattuglie delle forze dell’ordine, che pandemia o non pandemia sono sempre quelle che sono, e hanno accusato malati e personale in quarantena.

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