Coronavirus, la ripresa in 4 D: così la Lombardia vuole riprendere a maggio

Nuova segnaletica di guida dei flussi e cartellonistica. Sui mezzi di superficie, già oggi i passeggeri salgono solo dalle porte centrali e posteriori e una catena isola il conducente. Si studia un controllo a bordo o a terra per limitare i passeggeri. Trenord (dove l’affluenza è diminuita del 90%) ha inviato sondaggi agli utenti per capire come cambieranno le loro abitudini di spostamento e, soprattutto, per studiare come contingentare gli ingressi ai treni. (Stefania Chiale)

Dispositivi. Il rebus mascherine e lo sforzo per averle a prezzi più bassi

La Regione Lombardia è stata la prima a rendere obbligatoria la circolazione con mascherina o di qualunque indumento per coprirsi bocca e naso. Motivo per cui la caccia alla mascherina è diventato uno dei temi più sentiti per i suoi abitanti. Ad oggi la Regione ne ha distribuite gratuitamente 8 milioni. Un numero che sembra imponente ma va ponderato con le oltre 10 milioni di bocche da coprire e regge a fatica in questa fase di lockdown. I primi slot sono stati distribuiti ai sindaci, alle farmacie per le fasce più deboli, alle edicole, alle forze dell’ordine, ai tassisti e al trasporto pubblico. Ci sono poi quelle che la Regione, attraverso aziende convenzionate sta veicolando al sistema sanitario. Il problema resta la reale diffusione dei dispositivi. In commercio, troppa gente per ora non le trova o è costretta a strapagarle in farmacia o in Rete. Come previsto dal decreto dell’8 marzo in questa fase chiunque può produrle con un’autocertificazione. Per avere la certificazione si passa invece dai test del Politecnico. Facile prevedere un aumento nel volume di mascherine e (si spera) un abbassamento dei prezzi. Il governatore Fontana ha più volte ripetuto che la Regione si farà garante perché vengano vendute a prezzi calmierati. (Stefano Landi)

Digitalizzazione. Smart working, vanno superate le difficoltà delle Pmi

Ai tempi del Covid-19 lo smart working non è più un’opzione ma una necessità. Se prima della pandemia in Italia lo praticava solo il 2% dei dipendenti, ora il digitale è diventato un alleato perché permette di rispettare le limitazioni dovute dall’emergenza sanitaria in corso e allo stesso tempo permette la continuazione del business. In questi giorni l’uso dello smart working è stato temporaneamente semplificato e applicato a multinazionali con migliaia di dipendenti che lo potranno utilizzare per mesi anche senza intese scritte. Secondo i dati raccolti dall’Osservatorio Pmi del Politecnico di Milano, la diffusione di questo strumento nelle aziende italiane ha un risvolto differente. Solo il 30% delle piccole e medie imprese sono attrezzate con i cosiddetti device che vengono messi a disposizione per il 65% dalle pmi. Le altre sono impreparate perché non hanno sistemi di archiviazione digitale di dati integrati accessibili in luoghi esterni all’azienda. Nel Nord, in Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, la quota di pmi che non è pronta allo smart working è superiore alla media di mercato del 51% ed è disinteressata all’implementazione. La sfida riguarda le piccole imprese che, su questo fronte, sono più indietro della PA. (Elena Papa)

Diagnosi. Con i test sierologici si parte il 23. Dal 27 a Milano

Un prelievo di sangue e risultati dopo un’ora per sapere se si è immuni dal Covid-19. Del test sierologico in vitro realizzato da DiaSorin, e messo a punto dal laboratorio di virologia molecolare del San Matteo di Pavia, diretto dal professor Fausto Baldanti, potranno essere processati circa 500 mila campioni al giorno, in tutta Italia. Si inizia il 23 aprile con lo screening immunodiagnostico di massa nelle zone rosse lombarde: Bergamo, Brescia, Lodi e Cremona (il 27 a Milano). La priorità l’avranno medici e infermieri. Il test, che ha un’attendibilità superiore al 95%, oltre ad identificare i soggetti negativi, fornirà le chiavi per sapere se i guariti o i soggetti asintomatici entrati in contatto con il Coronavirus, siano schermati dal virus. Una sorta di lasciapassare per la cosiddetta «Fase 2»: essere immuni significa poter tornare alla vita sociale, al lavoro, senza il pericolo di contagiare ed essere contagiati. «Un test quantitativo in grado di misurare gli anticorpi neutralizzanti — spiega Baldanti — Sono questi che impediscono al virus di replicarsi. Ancora da capire la durata dell’immunità». Test o tampone? «Il test individua i guariti, e potenziali immuni. Il tampone chi è positivo e ancora ha la malattia in corso». (Eleonora Lanzetti)

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