L’estate in montagna senza rifugi
di Giampaolo Visetti
“In montagna sarà
un’estate mai vista: temo la prima, dopo la fine della seconda guerra
mondiale, con i rifugi d’alta quota chiusi”. Antonio Montani,
vicepresidente del Club alpino italiano e responsabile dei rifugi,
lancia l’allarme. “Escursionisti e alpinisti – dice – dovranno adattarsi
programmando gite di un giorno, oppure organizzandosi con tende, sacchi
a pelo e cibo negli zaini. Sarà più impegnativo, sotto il profilo
fisico e tecnico: l’emergenza però ci aiuterà a riflettere su un modello
di tempo libero che in molti casi si era spinto oltre il limite”.
Certificare la negatività al coronavirus
e garantire la sicurezza sanitaria di chi andrà in montagna, a certe
quote, è impossibile. Per questo rifugi, bivacchi e punti tappa, dal 20
giugno, la notte non potranno aprire come prima. Senza queste strutture
di presidio e soccorso, camminare e arrampicare sarà però più
pericoloso. “È il momento – dice Luca Calzolari, membro del Soccorso
alpino e direttore del mensile Montagne 360 – di aprire una riflessione
più larga e più profonda sul modo di frequentare l’alta quota.
L’occasione per un recupero di essenzialità e semplicità non va
sprecata”.
rep
E non potremo chiamarla estate
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