La Babele delle cabine (senza regia)
Insomma, siamo di fronte a una progressione pandemica della confusione istituzionale che, a differenza dell’altra, quella virale, non rallenta. Anzi, proprio mentre la pandemia per fortuna sembra più contenuta, sia pur lentamente, i comitati aumentano in progressione, e ad ogni problema non corrisponde mai una decisione, una scelta, un’assunzione di responsabilità, ma una “task force” o una “cabina di regia”, a seconda che il nulla lo si chiami in inglese o in italiano. Tutte con i poteri di un gruppo di studio, più o meno numeroso, ma nulla che assomigli neanche lontanamente a una plancia di comando. Si aprirà, prima o poi il dibattito, se chi critica con preoccupazione questo modello di gestione della crisi favorisce la destra, o se piuttosto questa cessione di sovranità, o scaricabarile della politica diventata comitatismo, sia già un principio del suo default che prepara una svolta a destra o una soluzione tecnocratica, in un paese il cui tessuto sociale è lacerato da spinte corporative. A proposito di come si argina Salvini, se con le chiacchiere o con le decisioni.
Decisioni assunte anche in paesi, come la Spagna o la Francia che hanno fatto errori serissimi, ammessi dai loro governanti, ma che non aggiungono alla sottovalutazione iniziale il pilatismo di chi fugge dalle responsabilità di governo. E stanno dimostrando che non è impossibile, con ordine e prevenzione, gestire una complicata riapertura. Eppure anche nel resto del mondo ci sono esperti, senza opinioni concordi, consultati dai governanti, ma a un certo punto si decide.
Solo in Italia, il Governo della crisi è un gioco di specchi, per cui si dice “aspettiamo i pareri”, ma i pareri nel frattempo cozzano, e mentre cozzano le Regioni procedono in via autonoma, altre fanno l’opposto in via altrettanto autonoma, il Governo, che su pressione delle Regioni del Nord, decise il lockdown adesso decide su una pressione contraria, e così via. E, alla fine dell’ennesimo casino di giornata, arriva lo spiffero di Palazzo Chigi sulla fuga di notizie. Certo che sono davvero impertinenti queste notizie che violano il lockdown di una decina di cabine senza regia con duecento persone.
Il tutto avviene in un quadro in cui, alla vigilia di un delicato appuntamento europeo, il Governo va in Aula a illustrare la sua posizione sull’Europa, ma non riesce neanche a chiedere il voto sulla posizione che assumerà. Il che non è un problema di “legalità”, come straparla la destra, ma di legittimazione politica. Solitamente è un Governo che, di fronte a una sfida dura, chiede il voto per essere più forte, mostrando che ha dietro un paese e un mandato del Parlamento. A meno che, anche in questo caso, qualcuno pensi di estendere anche in Europa questo metodo così collaudato. Magari proponendo una cabina di regia sugli eurobond. Forse da quelle parti conviene dirlo in inglese: task force.
L’HUFFPOST
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