Dai parchi ai centri estivi, come sarà la fase due per i bambini
di Andrea Gagliardi
Tra le ipotesi che si vanno definendo in vista del 4 maggio, quando il
governo dovrà decidere come e di quanto allentare il “lockdown”, dovuto all’emergenza coronavirus, c’è la riapertura dei parchi ai bambini, tra i più provati dalla permanenza forzata a casa. A spingere di più in questa direzione è la ministra per le pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti, che pensa a spazi contingentati e personale che controlli l’ingresso. Alla richiesta di molta cautela espressa dal presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Silvio Brusaferro perché «si rischia di contagiare i nonni», la ministra non demorde. In attesa di un via libera del governo.
Nei parchi aree gioco individuali
L’idea di
Bonetti è quella di mettere in campo un esercito di volontari che
contingentino gli ingressi nei parchi, dove bisogna prevedere «aree
gioco individuali perché il gioco collettivo dovrà essere rimandato –
ribadisce la ministra – approfittandone per insegnare ai bambini e ai
giovani, attraverso il gioco, le regole per riprendere una vita di
comunità con novità come la distanza e l’igiene». Probabile il ricorso a
mascherine e guanti anche per i bamnini. D’altra parte l’idea della
ministra era contenuta in una lettera inviata al comitato tecnico
scientifico a firma, oltre che Bonetti, della sottosegretaria alla
Salute con delega alla medicina per l’infanzia Sandra Zampa e del
presidente della Società italiana di Pediatria Alberto Villani. Una
lettera datata 31 marzo all’interno della quale si parla
«dell’opportunità di consentire ai minorenni con un’età compresa tra gli
0 e i 18 anni di poter svolgere attività motorie e ludiche all’aria
aperta ma sempre accompagnati da un familiare e nel rispetto del
distanziamento sociale, con un rapporto adulto/minore di 1:1, a meno che
non si tratti di fratelli o minori conviventi nella stessa abitazione».
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