Coronavirus, il diktat di Donald Trump: “Sospendere l’immigrazione negli Usa”
Trump può pensare di riscuotere nuovi consensi in questa fase in cui la disoccupazione è esplosa con una crescita esponenziale: l’ultimo dato di venerdì scorso la stimava a 22 milioni, da allora è sicuramente aumentato. La distruzione di posti di lavoro da quando è cominciato il “lockdown” supera i 6 milioni ogni settimana.
L’emergenza però non ha nulla a che vedere con l’immigrazione, bensì è la diretta conseguenza della paralisi economica imposta con le chiusure obbligatorie e le restrizioni ai movimenti. Peraltro in quei settori che producono beni di prima necessità – come l’agricoltura – la manodopera straniera è spesso indispensabile per garantire i raccolti e la distribuzione, e impedire che si verifichino penurie. Anche l’attività delle consegne a domicilio, che è aumentata in misura esponenziale nelle grandi città come New York o Los Angeles, fa spesso ricorso a forza lavoro immigrata.
L’annuncio del decreto esecutivo contro l’immigrazione arriva mentre la Casa Bianca e i due rami del Congresso (la Camera a maggioranza democratica, il Senato a maggioranza repubblicana) stanno raggiungendo un accordo per un’ulteriore manovra di aiuti pubblici, dell’entità di 450 miliardi, in larga parte destinata alle imprese. Intanto alcuni Stati governati dalla destra, come Texas e Florida, stanno accelerando i tempi della riapertura. La maggioranza dei governatori tuttavia attende che ci siano condizioni di sicurezza sanitaria, e la Casa Bianca continua ad essere sotto accusa per l’insufficienza dei test.
REP.IT
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