Wall Street, profondo rosso con lo choc petrolio. Lo spread a 270 punti, Piazza Affari perde il 3,6%
La zavorra di Iva e accise e la resistenza dei produttori: ecco perché la benzina non scende come il petrolio
di FLAVIO BINI
Continua il crollo del petrolio
Un insieme di fattori – la crisi della domanda scatenata dal Covid 19, in primis, ma anche un discorso tecnico legato alla scadenza del contratto e una maxi-posizione detenuta da un fondo speculativo che si è chiusa improvvisamente – ha spinto ieri il barile laddove non si poteva immaginare. E le tensioni non si sono placate neppure oggi. Il contratto sul Wti con scadenza a giugno, nuovo riferimento per gli investitori, è arrivato a crollare fin sotto la soglia di 10 dollari più che dimezzando il suo valore. Anche il Brent, riferimento europeo, ha sofferto cedendo oltre 25 punti percentuali e scendendo sotto 20 dollari. Sintomi del fatto che, al di là dei meccanismi speculativi, la preoccupazione ‘industriale’ intorno al greggio è fortissima. Resta poi volatile il contratto a maggio, quello protagonista del crollo fino a -37,63 dollari alla vigilia. Dopo balzi sopra e sotto “zero”, ha segnato un recupero in area 10,01 dollari.
Anche il presidente Usa, Donald Trump, ha cercato di puntare sulla
natura finanziaria del movimento per calmare gli animi: il crollo, ha
detto, “è di breve termine” e i prezzi nel giro di un mese
“rimbalzeranno a 25-28 dollari al barile”. “E’ più una questione
finanziaria di quanto non sia una situazione del petrolio”, ha osservato
il presidente americano indicando che “l’Opec+ ha già tagliato la
produzione del petrolio, ora tocca alle compagnie sul marcato regolare
le quote per far risalire le quotazioni”. Intanto, però, via Twitter ha
ordinato al Dipartimento dell’Energia e al Dipartimento del Tesoro di
mettere a punto un piano per rendere disponibili fondi alle società
petrolifere e del gas.
Crollo del petrolio: “La benzina scenderà, ma solo di poco (17-20 cent). Le rinnovabili rischiano di andare fuorigioco”
di RAFFAELE RICCIARDI
Il dollaro si è rafforzato sulle contrattazioni
asiatiche sulle indiscrezioni di problemi di salute seri per il
dittatore nordcoreano Kim Jong Un, dopo un intervento cardiovascolare
della scorsa settimana. Secondo quanto riportato dalla Cnn, sarebbe stato in pericolo. L’euro
ha poi chiuso in lieve rialzo sopra quota 1,08 dollari. La moneta
europea passa di mano a 1,0861 e a 116,89 yen. In rialzo il dollaro/yen a
107,63.
Upb sul Pil italiano: “Crollo mai visto”
Dal fronte macroeconomico, nella nota congiunturale di aprile l’Ufficio parlamentare di bilancio vede nero. Per l’Italia “si prefigura per la prima metà dell’anno un calo dell’attività economica di intensità eccezionale, mai registrato nella storia della Repubblica”: “nell’insieme dei primi due trimestri” 2020 il Pil “si ridurrebbe cumulativamente di circa quindici punti percentuali”. Fuori dall’Italia, si registra che i il tasso di disoccupazione in Gran Bretagna sale leggermente dello 0,1% al 4% a febbraio, in linea con le attese degli economisti, che stimavano il 3,9%. In Italia, a febbraio 2020, Istat stima che l’indice destagionalizzato della produzione nelle costruzioni diminuisca del 3,4% rispetto a gennaio 2020, un marcato calo dopo il considerevole aumento registrato il mese precedente. Indicazioni a sopresa dalla Germania: l’indice Zew sulla fiducia delle imprese tedesche sale a sorpresa a 28,2 punti ad aprile, da -49,5 punti di marzo, contro gli attesi -42,3 punti. Lo ha reso noto lo stesso istituto di ricerca aggiungendo che, sempre ad aprile, l’indice riferito alle attuali condizioni economiche in Germania si è attestato da -91,5 punti dai -43,1 di marzo. Le vendite di case esistenti negli Stati Uniti in marzo sono calate dell’8,5% a un tasso annualizzato di 5,27 milioni di unità. Il dato è sotto le attese degli analisti, che scommettevano su un calo del 7,5%.
Tornando alle materie prime, infine, le difficoltà del petrolio si riverberano anche sul mercato dei metalli preziosi, dove molti investitori sono stati costretti a smobilizzare le proprie posizioni per far fronte alle perdite accumulate a causa del collasso dei prezzi del greggio. In particolare, l’oro spot cede l’1,7% a 1.655,10 dollari all’oncia sui minimi da due settimane, mentre i contratti future scendono dell’1,9% a 1.678,20 dollari. Peggio fa il palladio che cede l’11,6% a 1.914,14 dollari all’oncia, mentre il platino lascia sul terreno il 6,7% a 718,89 dollari e l’argento il 6,53% a 14,595 dollari.
REP.IT
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