L’Avvocato del Mes

C’è, senza dubbio, una grande abilità forense, nel sostenere l’opposto di quel che si è detto, solo un paio di giorni fa, rivendicando una coerenza di fondo. Per cui, nella bombastica intervista a un quotidiano tedesco, l’avvocato Conte aveva, sostanzialmente, minacciato il veto italiano sul Mes, in nome del “siamo pronti a fare da soli”, se non si aprirà al Consiglio europeo la discussione sugli Eurobond. E oggi, nell’intervento al Parlamento, al termine di un lungo discorso in cui ha parlato soprattutto d’altro, di fatto ha preparato un sì al Mes.

È questo il senso dell’unico passaggio rilevante sul tema: dirsi disposti ad esaminare bene, con tutte le cautele del caso, “la nuova linea di credito” accettata dalla Spagna, verificando le condizioni per le spese sanitarie, è un modo per accettare lo schema. E, al netto di uno scetticismo di maniera ad un uso interno per non agitare troppo un pezzo della sua maggioranza, è al tempo stesso un modo per comunicare agli alleati europei, che l’Italia non si predispone al gran rifiuto.

Politicamente parlando, l’abilità forense rivela un metodo molto adattivo, intrinsecamente trasformistico, molto collaudato in questi anni di governo, diventato un tratto di continuità dal Conte 1 al Conte 2, senza discontinuità di approccio sull’ambizione che lo anima. In fondo c’è sempre un momento, in cui la nave della propaganda, come la nave dell’amore di Majakovskij, si arena nella realtà, con i suoi bruschi principi. Accadde sul deficit, ai tempi della finanziaria che ha abolito la povertà quando si passò dal 2,4 al 2,04 di fronte al baratro dello spread o sulla Tav, altro no diventato sì, accade così oggi sul Mes che si arriva a un punto, in cui irrompe l’idea di non farcela e si abbassa tutto, toni e conflitto. E, in fondo, si rientra in quello schema di negoziato che, da sempre, ha sostenuto il Pd, scevro da un approccio ideologico in materia.

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